Biografia di Valerio Cheli
Valerio Cheli nasce a Firenze il 30 maggio 1923 e fin da piccolo subisce il fascino del colore e del disegno, ma i suoi genitori sognando per lui un futuro da maestro elementare, lo iscrivono all’istituto magistrale. Però questo tipo di studi non fa per lui, e dopo una bocciatura viene iscritto all’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci”, dove compie i suoi studi fino a conseguire il diploma di disegnatore meccanico. Si rende subito conto che nel settore di lavoro che gli si presenta la fantasia non ha molte possibilità di esprimersi. Comincia così a lavorare come cartellonista entrando, in seguito, come aiuto nella bottega di Rodolfo Fanfani, un artista che nel laboratorio del “Conventino” di Porta Romana, esegue e restaura affreschi, decorazioni e vetrate. In quel periodo frequenta la “Scuola libera del nudo” presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Giorgio Settala. In questi stessi anni entra a lavorare nello studio di Guido e Silvio Polloni. Inizierà così un periodo di esperienze ricche e varie, talora quasi avventurose, che lo conducono attraverso tutta la Toscana e parte del centro Italia, ad eseguire e restaurare vetrate e decorazioni. Con Silvio Polloni, che Cheli ha sempre considerato il suo vero maestro, lavora anche ad alcuni allestimenti scenici per il Teatro della Pergola.
Agli inizi degli anni ‘50 “apre bottega” in proprio, affittando come pittore lo studio di via dei Della Robbia, che terrà fino alla morte.
Già alla fine degli anni ‘30 comincia a esporre in mostre collettive e rassegne, prima regionali e poi nazionali, dove non gli mancano riconoscimenti e premi, tra cui particolarmente significativo, nel 1955, il premio acquisto del Comune di Firenze per la Galleria d’Arte Moderna.
Per molti anni “il Cheli “, come lo chiamavano i colleghi e i familiari, fece parte del Consiglio della Società delle Belle Arti- Circolo degli Artisti “Casa di Dante”dove, seppure molto giovane, era stato ammesso nel novembre dal 1950 nella categoria “artisti”, questo grazie all’apprezzamento del suo lavoro espresso da Galileo Chini. Nel 1958 è attivo fra i pittori riuniti nella cooperativa “Torre di Arnolfo”. Ancora prima era entrato a far parte dello storico “Gruppo Donatello “, collaborando attivamente al l’allestimento delle annuali rassegne all’aperto fino dalle prime edizioni. Con gli anni divenne consigliere del Gruppo, poi segretario, vice-presidente e infine socio onorario. Nell’ anno 2000 il consiglio direttivo del Gruppo Donatello delibera di conferirgli il “Premio Donatello “, che annualmente rende omaggio a una personalità che ha ben operato per la città di Firenze. La sua effige viene ritratta dell’artista Amalia Ciardi Duprè, che la immortala in una medaglia bronzea, e tale “pisanelliana” viene donata al Museo Nazionale del Bargello per l’acquisizione da parte dello Stato Italiano e la conservazione nell’apposita raccolta.
Le opere di Valerio Cheli figurando in collezioni private e pubbliche sia in Italia che nel resto del mondo.
Dopo una grave malattia cardiaca, che lo costringerà a sottoporsi a un complicato intervento a cuore aperto, muore a Firenze l’8 febbraio 2002.
