Biografia di Franco Chiarani
Franco Chiarani è nato ad Arco di Trento nel 1946 e ha trascorso la sua vita lì, portando avanti la sua ricerca artistica e arricchendo la sua esperienza di viaggi, incontri e frequentazioni molto ampie, sia nazionali che internazionali. A soli 16 anni, è entrato a lavorare in una cartiera non però, almeno inizialmente, nei reparti in cui si tasta con mano la materia-carta, bensì nelle sale attigue dedicate ai colori. Qui un giorno viene sorpreso dal direttore mentre faceva quello che soleva fare, e lo faceva spesso perché lo sentiva come una forza congenita interiore: disegnare. E questa improvvisa visita del superiore è stata fondamentale per la sua carriera.
Chiarani ha sviluppato una carriera artistica di successo vincendo importanti concorsi di pittura nazionali come il Premio Agazzi, il Premio Segantini, la Biennale di Soliera, il Premio G.B. Cromer di Agna e il Premio Nazionale di Pittura di Fighille nel 2008. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero e sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.
L’opera di Chiarani è ricca ed intensa. Il suo percorso è fatto di onestà e di un lavoro continuo che non concepisce sbavature. Si tratta di un percorso senza soluzione di continuità che procede spedito fin dalle prime opere giovanili e arriva alle ultime propaggini odierne nell’irreprensibile volontà di cercare la presenza. L’opera di Chiarani è composta da figure sparse che si incastonano nello spazio circostante, che si dimostrano essere quasi scavate da un bulino immaginario che le monda dall’eccessiva materia e, contemporaneamente, le ferisce in maniera indelebile. Chiarani come noto, e come tiene a dire, è quindi un pittore di figura. Innamorato della pittura nordica da sempre perché attirato dai vari Dürer, o Cranach, i quali a lungo hanno ricercato attorno ai sentimenti della figura umana. Non mancano poi i punti di riferimento più contemporanei, come Kokoschka, Munch, Klimt. Figure giacomettiane, spazi baconiani, gruppi che ricordano un certo Velázquez. Le presenze di Chiarani si offrono alla visione, celandosi dietro atmosfere brumose che le precipitano in un’ambientazione fuori dal tempo. I suoi dipinti sono apparentemente confusi, ma basta sostare un attimo di fronte a loro per capire quanta vita sia infissa in essi. Dalla macchia Chiarani intuisce l’embrione, e gli dà vita. Con una tecnica dalla sprezzatura disarmante, che ricorda il Tiepolo descritto da Roberto Calasso e allo stesso tempo il Costantin Guys elogiato da Baudelaire, fatta di pochi, nervosi e tesi, rapidissimi e sottilissimi tratti, Franco Chiarani restituisce figure che dal nulla si animano. Quello che compie l’artista è del tutto simile a un miracolo. Chiarani è tutt’altro che un artista impetuoso, virulento, anzi è molto riflessivo; materico e gestuale, sì, ma in modo equilibrato. Figure che nascono dalla sua memoria con una tecnica mnemonica del tutto simile, ancora una volta, a Guys. C’è aria di libertà in questi quadri. Figure spesso in primissimo piano, indefinite eppure significativamente caratterizzate. I quadri di Chiarani non sono frutto di impulsività, non sono fatti in serie e buttati sul mercato immediatamente.