Biografia di Giovanni Folo
Nacque a Bassano il 20 aprile 1764, dopo una formazione nella città natale con il pittore Giulio Golini, fu allievo a Venezia del tardo tiepolesco Giambattista Mengardi.
In una breve memoria autobiografica il F. ricorda di "aver fatto gli studi elementari del Disegno in Venezia, dove riportò nel primo Concorso il Premio della Medaglia d'Oro per aver presentato il quadro di S. Pietro e Paolo del Bassano" (Roma, Archivio storico dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 169, n. 50, da ora: Arch. S. Luca). In realtà è stata rintracciata la documentazione del concorso bandito dall'Accademia di Venezia il 29 febbraio 1783 e concluso il 21 marzo 1784 con la vittoria del Folo che aveva presentato il dipinto menzionato.
Naturale prosecuzione della formazione del Folo fu quindi il trasferimento a Roma, dopo il 1784, per lavorare nello studio di Volpato, il cui variegato ambiente, frequentato da personalità artistiche di fama internazionale, favorì la sua ampia maturazione culturale. L'attività professionale presso Volpato si dovette svolgere inizialmente come un vero e proprio apprendistato durante il quale, allievo dei genero dell'incisore bassanese, il già affermato Raffaello Morghen, il Folo si esercitava nell'incidere collaborando alla realizzazione dei rami senza firmarli. È menzionata infatti una traduzione della Sacra Famiglia di P.P. Rubens del 1786, firmata da Morghen, ma incisa in gran parte dal F. (Palmerini, 1819).
Tra le prime commissioni indipendenti dallo studio di Volpato si colloca la partecipazione alla riproduzione degli arazzi di Raffaello in Vaticano, progettata dall'incisore Stefano Piale in collaborazione con l'editore Spagna e l'incisore Angelo Campanella e annunciata dalle Memorie per le belle arti del 1788 (p. C CXCVI). Un'incisione della serie, dedicata a Pio VI, è in realtà firmata dal F. la cui collaborazione alla riproduzione degli arazzi vaticani è ricordata da Nagler (IV, 1837, p. 395).
Nell 1795 il Folo realizzò dieci tavole di grande formato e qualità da disegni di Bernardino Nocchi e Stefano e Agostino Tofanelli, che compariranno nei Monumenti scelti Borghesiani, pubblicato solo nel 1821, a cura di Stefano Piale e Giovanni Gherardo De Rossi (Giovannelli, 1992-93, pp. 270 s., 302 s.; González-Palacios, 1993). L'importanza e il successo di questa commissione sono confermati dal fatto che nel ritratto di F., realizzato da Bernardino Nocchi in quegli anni, l'incisore tiene tra le mani proprio una stampa della Diana, la cosiddetta zingarella, della collezione Borghese (Busiri Vici, 1965, p. 13; Remondini..., 1990, p. 269).
Numerose lettere degli anni Novanta, la maggior parte dirette al cugino Bartolomeo Gamba che dirigeva la calcografia Remondini a Venezia e collaborava alla diffusione commerciale al Nord delle stampe del Folo, testimoniano l'intensificarsi della sua attività.
Naturale coronamento del successo del primo decennio del secolo fu l'elezione del Folo ad accademico di merito dell'Accademia di S. Luca il 30 agosto 1812. L'elezione fu forse sostenuta dallo stesso Canova, allora principe di S. Luca.
Probabilmente intorno al 1830 il Folo riprodusse il modello in gesso del Cristo che Thorvaldsen aveva modellato a Roma nel 1821 nello studio di Canova e poi scolpito in marmo a Carrara per la cattedrale di Copenhagen. L'incisione del Folo si basa su un disegno di Tommaso Minardi; nel confronto con la grafica di questo artista egli compie l'ultima metamorfosi, aderendo in pieno, con la sapienza di una tecnica straordinariamente duttile e una profonda sensibilità, ai valori formali ed etici della nuova arte.
Il Folo morì a Roma il 7 luglio 1836.