Biografia di Giuseppe Friscia
Nel 1980 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e fra le prime tappe tocca Todi, dove incontra proprio Piero Dorazio che da subito crede nel suo talento. Arrivano poi i soggiorni in Europa fra Zurigo, Dresda, Dessau, Praga. E poi New York, Philadelphia e Washington.
Al suo ritorno in Italia nel 1992 l’imprenditore Patrizio Bertelli – da sempre legato al suo concittadino aretino – gli offre una borsa di studio per tornare negli Stati Uniti, dove rimarrà per cinque anni di studio e lavoro. Si stabilisce a New York e frequenta lo studio di Mark di Suvero nel Queens, dove conosce artisti e intellettuali che lo supportano, come gli amici Roberto Baciocchi, Miuccia Prada, Patrizio Bertelli e Mark Reutter. Con Angelo Savelli condivide le giornate newyorkesi, spesso al “Paris Café” di Seaport, passando ore a parlare di arte, letteratura e poesia. Tutto il lavoro svolto in questi cinque anni viene acquisito e archiviato dalla Fondazione Prada a Milano.
Tornato ad Arezzo con altri occhi e colori, Friscia si stabilisce definitivamente nella sua città e prosegue la sua produzione, iniziando la collaborazione con l’azienda Bertolotti per la progettazione del colore di macchine industriali in campo siderurgico, aeronautico e ferroviario. Qui s’innamora della tecnologia e dell’impiantistica, fino ad approdare alla scultura. Continua a muoversi e a fare ricerca, perché Giuseppe Friscia non ha mai smesso di cercare. La sua tensione è sempre stata verso un equilibrio formale di composizioni in cui tempo e spazio superano ogni limite prefissato, una ricerca quasi ossessiva nel contrasto, seppur le sue opere trasmettano un gran senso di uniformità minimale e rigore. Per contro, l’arrivo alle linee rette è il frutto di un’esperienza di strade che lo hanno condotto alla purificazione dello stile e della forma.