Asta online | 19 marzo 2024
Seconda parte della Collezione Bartolomucci.
Nel campo dell’arte africana Adolfo Bartolomucci, o più semplicemente Adlof come lo chiamavano in Africa, è stato per anni un punto di riferimento per molti collezionisti, studiosi, esperti del settore, ma anche per neofiti e curiosi.
La sua immagine è quella di un personaggio eclettico, dal carattere fortemente indipendente, a volte ironico, ma sempre umano. Dopo gli studi superiori e dopo il servizio militare effettuato come ufficiale di complemento a Messina, si reca in Francia, a Lione, per frequentare l’Università.
Nel 1958 lascia la Francia per recarsi in Africa, nel Mali - all’epoca ancora colonia francese - dove insegna per alcuni anni matematica al Liceo tecnico di Bamako.
È proprio qui, nella capitale del Mali, che l’espressione artistica africana gli appare nella sua interezza. Capisce che quelle maschere e quelle sculture, viste fin lì solo nelle vetrine di musei e gallerie frequentate in Francia, o nelle rare pubblicazioni dedicate alle “Arti primitive”, non rappresentano che la minima parte di una più eterogenea forma di espressione.
Lo incuriosiscono soprattutto gli astrattismi complessi delle maschere zoomorfe, e le loro enigmatiche coniugazioni con figurazioni antropomorfe dall’aspetto stupefacente, ma è anche fortemente attratto dalle forme, dai colori, e dalla essenzialità dei manufatti del quotidiano.
Tutta la produzione “artistica” africana lo affascina, ma vuole saperne di più: per approfondire alterna l’insegnamento con escursioni sul terreno. Grazie a incontri sempre più frequenti con componenti dei diversi gruppi culturali locali (Dogon, Bambara, Minyanka), raccoglie preziose informazioni sulla scultura tradizionale e sul suo significato rituale.
Negli oggetti che man mano identifica, individua anche un proprio interesse commerciale, che affianca a una eterogenea attività di import/export. Così, la sua nuova storia prende corpo: avvantaggiato dal fatto di vivere in Mali, effettua regolari viaggi anche in altri Paesi dell’Africa occidentale raccogliendo testimonianze orali, artistiche e artigianali tra i Baulé, Dan, Senufo della Costa d’Avorio, tra i Bobo, Bwa, Mossi e Lobi dell’attuale Burkina Faso (allora Alto Volta), tra gli Ashanti del Ghana, gli Ewe e i Fon del Togo, tra i Nago e gli Yoruba del Benin, gli Ibo della Nigeria.
Accompagna sempre più spesso ricercatori e studiosi sul terreno, e non manca mai di rappresentare ufficialmente il Mali nelle manifestazioni fieristiche commerciali in Italia presentando una ricca produzione di prodotti artigianali come tessuti, ornamenti, numerosi manufatti patrimonio del femminile come cesti, terrecotte, e suppellettili del quotidiano, ma anche maschere e sculture che, dal 1965 propone in vendita anche nella sua galleria di Milano.
Dall’inizio del 2000, cura una serie di pubblicazioni sulla sua esperienza africana durata più di 50 anni illustrando manufatti delle varie culture da lui visitate: “Arte figurativa e cultura materiale dell’Africa occidentale”, nella serie Memorie d’Africa: “Cultura Djenné”, ” Cultura Bambara”, “Cultura Soninké”, “Cultura Bura Asinda-Sikka”, “Le antiche culture della Nigeria” , “Animali in terracotta nell’arte antica del Mali”, e il monumentale “African Currency”, un vero e proprio censimento illustrato e commentato sulle monete tribali dell’Africa.
Oggi, molti dei pezzi raccolti con passione in Africa da Adolfo Bartolomucci figurano in numerose collezioni, private e pubbliche, discretamente, senza clamore, come lo è stata la sua vita.
Adolfo Bartolomucci è nato nel 1933 a San Demetrio in provincia dell’Aquila ed è morto a Milano nel 2022.
Responsabile di dipartimento
Gherardo Rusconi gherardo.rusconi@capitoliumart.it
Coordinatrice di dipartimento
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