Milano, 1926 - 1981
Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera, Agnetti ha studiato recitazione alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. I suoi primi dipinti risalgono alla fine degli anni Quaranta e furono largamente influenzati dai movimenti informali del decennio successivo. Leggi la biografia completa
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Milano, 1926 - 1981
Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera, Agnetti ha studiato recitazione alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. I suoi primi dipinti risalgono alla fine degli anni Quaranta e furono largamente influenzati dai movimenti informali del decennio successivo. Durante questo periodo Agnetti ha combinato la pittura informale con attività critiche, saggistiche e teoriche.
Anche se l'influenza espressiva peculiare del movimento corrispondeva alla sua ricerca dell'immediatezza, Agnetti si interessò presto alla sfida di raggiungere la cosiddetta totalità attraverso la pittura. Da allora si è concentrato sul linguaggio e sviluppato rapporti con Enrico Castellani e Piero Manzoni, con i quali ha fondato la Galleria Azimut. Pubblicò inoltre articoli sull'omonima rivista, Azimuth, a sostegno della corrente artistica più radicale dell'epoca.
Nel 1962 Agnetti decise di prendere le distanze intellettualmente e geograficamente dalla società occidentale, lasciando volontariamente il mondo per un periodo di tempo, viaggiando in Sud America, Artico e Arabia, fase che lui stesso definì “il nulla artistico”. In questo periodo si rifiuta di utilizzare la pittura per identificare arte e assenza, operando all'interno di un contesto concettuale estremamente radicale e talvolta quasi mistico.
Rientrato in Italia nel 1967, sostiene la visione della pratica artistica come pura analisi dei concetti e ripristina il contatto con il mondo artistico milanese, pubblicando ben presto l'anti-fiction "Obsoleto", scritto tra il 1963 e il 1965, in cui decostruisce la logica Narrativa strutturale, sintassi e grammatica. Nello stesso anno si tiene la sua prima mostra personale a Palazzo Diamanti a Ferrara, dove presenta "Principia", uno dei suoi lavori "Switchable Logic". L'anno successivo espone alla galleria Cenobio Visualità la sua "Drugged Machine", una calcolatrice Olivetti Divisumma 14 in cui dieci cifre sono state sostituite da lettere. Nel 1970 crea "NEG" in collaborazione con Brionvega. Questo pezzo è emblematico del lavoro di Agnetti, in cui l'artista utilizza pause musicali e microintervalli per separare il suono dal giradischi, creando un senso di silenzio che chiama "suono bianco".
Negli anni successivi l'artista prosegue gli studi linguistici e nel 1971 espone le opere "Feltri" e "Bacheliti" alla Galleria Blu di Milano. Nei primi anni Settanta ebbe anche numerosi colloqui con i galleristi Castelli, Daniela Palazzoli, Pierre Restany e Achille Bonito Oliva, che avevano sempre sostenuto il suo lavoro. Ha inoltre collaborato con artisti contemporanei come Gianni Colombo, Claudio Parmiggiani e Paolo Scheggi. Nel 1973 espone la sua importante installazione "The Political Hamlet Project", che definisce teatro statico. Nello stesso anno apre uno studio a New York, dove vive a intermittenza, viaggiando da e per Milano.
Nel 1975 ha iniziato a lavorare con Robert Feldman - nella sua galleria ha tenuto la sua prima mostra americana "Images of the Exhibition", dove ha incontrato la mostra del suo amico Arakawa. Nel 1977 espone all'Israel Museum di Gerusalemme e scrive una raccolta di poesie intitolata Machiavelli 30. Nel 1980 tiene una mostra di scultura "Surplace" alla Galleria Toselli di Milano prima di trasferirsi da Feldman a New York.
Nel suo ultimo lavoro, "La fotografia nel '79-81", la poesia abbraccia lo stile. Agnetti lavora su carta fotografica a vista e trattata, raschiando supporti per restaurare elementi figurativi, trasformando dipinti in manipolazioni concettuali.
La sua ultima mostra, nel 1981, anno della morte improvvisa di Agnetti, si svolge presso la Galleria Bruna Soletti.