Biografia di Giacomo Barucco
BARUCCO, Giacomo. - Nato a Rovato (Brescia), pare nel 1582, secondo quanto risulta da una polizza d'estimo del 1627 (cfr. Fenaroli, p. 18), fu attivo come pittore a Brescia. Agì nell'ambiente del tardo-manierismo bresciano, assieme con i Gandino e Camillo Rama, con i quali venne talvolta confuso. L'unica opera certa che di lui ci sia rimasta è l'Inferno già in S. Afra (ora in attesa di sistemazione), su cui è la scritta: "Pets. Iac. Barucchus 1630" (che potrebbe anche leggersi: 1620), un quadro farraginoso e confuso, di vago sapore tintorettesco (Morassi), che all'ingenua sensibilità del Maccarinelli (p. 97) poteva parere di terribile efficacia, ma giustifica appieno il giudizio complessivo dato dal Lanzi sul B.: "carico di scuri oltre l'uso comune". È generalmente riferito al B. anche un Cristo deposto con due angeli e due santi (chiesa del Carmine), già assegnatogli dal Faino, dal Paglia e da altri, ma dal Maccarinelli passato ad Antonio Gandino; l'attribuzione al B. sembra la più attendibile, dacché nel Gandino si ravvisa abitualmente un segno più lucido e duro, mentre l'opera in questione è condotta con mano fluida e piuttosto pastosa; essa mescola ricordi suggestivi del Moretto con un venetismo di marca palmesca, attenendosi a una struttura tipicamente manierista. Ancora nella chiesa del Carmine gli affreschi della volta, entro quadrature del Sandrini, sono dati al B. con il Rama e Bernardino Gandino; ma sull'attribuzione i pareri della letteratura, anche quella antica, sono divisi; per lo più si riconosce la mano del B. nelle figure delle Sibille (Calabi, Morassi). Sono andati distrutti gli affreschi con i Misteri gaudiosiin S. Domenico, e dispersa la tela con Gesù al Calvario della chiesa della Misericordia (elogiata specie dal Fenaroli), ricordati unanimemente come del B.; così gli affreschi e la tela in S. Cristoforo, attribuiti dal Faino, ma dal Maccarinelli ritenuti di P. A. Sorisene e C. Bacchioco. Il Faino faceva ancora il nome del B. per gli affreschi nella volta dei SS. Nazario e Celso e l'affresco con un cosiddetto S. Giovanni Battista nell'oratorio di S. Giovanni, ma nessuna guida antica o recente ha raccolto tali attribuzioni. Dopo il 1630 mancano notizie dell'artista.