Gian Antonio Bernasconi Quotazioni, valore e valutazione opere

Gian Antonio Bernasconi (Milano, 1911 – circa 1991) è stato un architetto, giornalista e accademico italiano. Architetto di numerosi progetti per sedi di uffici, di scuole, di negozi, oltre che interessato ai problemi urbanistici, nel 1938 incominciò la sua collaborazione con Adriano Olivetti,[1] dapprima come consulente di design e, dal 1945, come direttore dell'Ufficio Architettura Olivetti,[1] che si concretizzò con la realizzazione, assieme a Marcello Nizzoli e Annibale Fiocchi, del palazzo degli uffici e della presidenza dell'Olivetti, in via Clerici a Milano (1951-1954), dove l'inserimento della costruzione in una tranquilla via del centro storico fu temperato da un'architettura ineccepibile,[2] grazie all'uso di decorazioni in facciata e alla presenza all'interno di sculture marmoree che sottolinearono il carattere monumentale dell'edificio secondo i canoni dell'International style della fine degli anni cinquanta,[3] anche se l'utilizzo di frangi-sole verticali di alluminio ne ridusse la chiarezza di ordine interpretativo,[2] fu insignito del primo premio all'Esposizione internazionale di architettura di San Paolo del Brasile;[4] a quest'opera seguì il Palazzo Uffici Olivetti a Ivrea (1960-1963).[5][6] Dal 1950 Bernasconi svolse la sua attività in collaborazione con il fratello Emiliano (Milano 1919),[2] eseguendo dal 1955 al 1957, la sede della ditta Altimani a Milano, dove lo stile trovò una risoluzione equilibrata nei volumi e nel saggio uso di materiali, particolarmente del mattone a vista;[2] assieme a G. Leggi la biografia completa

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Biografia di Gian Antonio Bernasconi

Gian Antonio Bernasconi (Milano, 1911 – circa 1991) è stato un architetto, giornalista e accademico italiano.
Architetto di numerosi progetti per sedi di uffici, di scuole, di negozi, oltre che interessato ai problemi urbanistici, nel 1938 incominciò la sua collaborazione con Adriano Olivetti,[1] dapprima come consulente di design e, dal 1945, come direttore dell'Ufficio Architettura Olivetti,[1] che si concretizzò con la realizzazione, assieme a Marcello Nizzoli e Annibale Fiocchi, del palazzo degli uffici e della presidenza dell'Olivetti, in via Clerici a Milano (1951-1954), dove l'inserimento della costruzione in una tranquilla via del centro storico fu temperato da un'architettura ineccepibile,[2] grazie all'uso di decorazioni in facciata e alla presenza all'interno di sculture marmoree che sottolinearono il carattere monumentale dell'edificio secondo i canoni dell'International style della fine degli anni cinquanta,[3] anche se l'utilizzo di frangi-sole verticali di alluminio ne ridusse la chiarezza di ordine interpretativo,[2] fu insignito del primo premio all'Esposizione internazionale di architettura di San Paolo del Brasile;[4] a quest'opera seguì il Palazzo Uffici Olivetti a Ivrea (1960-1963).[5][6]

Dal 1950 Bernasconi svolse la sua attività in collaborazione con il fratello Emiliano (Milano 1919),[2] eseguendo dal 1955 al 1957, la sede della ditta Altimani a Milano, dove lo stile trovò una risoluzione equilibrata nei volumi e nel saggio uso di materiali, particolarmente del mattone a vista;[2] assieme a G. Mercandino, studiarono e attuarono il Piano di sviluppo turistico della provincia di Novara (1960), uno dei loro più riusciti lavori urbanistici.[2][5]

Dal 1960 al 1971 Gian Antonio Bernasconi si dedicò anche all'insegnamento, come docente di Composizione Architettonica in numerose università italiane.[1]

Dall'agosto 1965 al maggio 1970 si occupò di giornalismo, dirigendo la rivista di architettura, urbanistica e design Casabella.[1][7][8]

Fra le costruzioni di Gian Antonio Bernasconi si possono menzionare: la raffineria di Volpiano (Torino, 1971), la Petroleum House a Il Cairo (1977), il complesso per i servizi della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (1976-1980) e la Cassa di Risparmio di Lucca (1982-1985).[5]

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