Biografia di Antonio Berte'
Antonio Bertè nasce a Napoli il 6 agosto 1936 è stato un giornalista pubblicista e un pittore. Si laurea in lettere classiche ed inizia sin da bambino a mostrare la sua passione per l'arte e la pittura. Adolescente frequenta gli studi dei maestri Vincenzo Vivo e Francesco di Marino, che diventano una grande ispirazione per lui. Particolarmente legato ai maestri napoletani Raffaele Barscigliè e Alfonso Grassi, li accompagnò fino alla loro scomparsa. All'età di 16 anni tiene la sua prima mostra personale nella sacrestia della Chiesa dei Notari a Salvator Rosa. Diplomatosi, appena ventenne, comincia a insegnare presso il riformatorio Carlo III ed altri brefotrofi della Campania. Negli anni '60, comincia a farsi apprezzare come artista dal pubblico e dalla critica, e dagli inizi degli anni '70, diffonde la sua arte approfondendo e portando avanti un proprio discorso originale. La sua pittura diviene sempre più descrizione ed interpretazione di alti momenti di letteratura, musica e teatro. Bertè è autore di grandi cicli tematici dedicati a diversi personaggi, tra cui Federico García Lorca, Alessandro Manzoni (1973), Kafka (1974), Eduardo e Pirandello(1980), Umberto Giordano (1977), la Morte di Pietra (1981), Salvatore di Giacomo (1984), Totò e la Magnani. Per certi versi la sua pittura appare mistica e barocca, ma proiettata verso un'interpretazione fenomenologica del mondo, che riesce con grande eccezionalità a superare il figurativo pur rimanendo nell'ambito rigoroso della leggibilità. Per concludere Bertè non è un uomo e un'artista facile. Le sue fervide contraddizione - il pessimismo, che si risolve in strepitosi spaccati di luce - e i suoi dubbi sono anche quelli dei suoi cHa esposto in tutta Italia, in Europa e nel mondo (Giappone, New York, Nuova Zelanda). Tanti sono i riconoscimenti e i premi in vita e dopo. Alla base della sua pittura vi è la disamina del disagio esistenziale dell’uomo. Protagonista l’omonimo "Omino" Kafkiano, o il cosiddetto ormai "Omino di Bertè”. .