Biografia di Antonio Bonet
Antonio Bonet Castellana, nato a Barcellona nel 1913, è stato un architetto, urbanista e designer catalano, residente per gran parte della sua vita a Río de la Plata (Argentina). Bonet ha tratto la sua formazione da due fonti principali: da un lato, gli insegnamenti ricevuti all'Università e, dall'altro, la collaborazione professionale instaurata con J. Lluis Sert, che ha portato alla fondazione nel 1930 del GATPAC, Movimento Modernista catalano. Nel 1935, Bonet divenne collaboratore degli architetti catalani Jose Luis Sert e Torres Clavé e membro del GATPAC fino al 1935. Durante questo periodo, Bonet ha lavorato su progetti di gioielleria Roca, case a Garraf, un asilo e lo stand MIDVA, per il quale ha vinto il primo premio al Barcelona Decorators Show. Nel 1933 ha partecipato alla storica crociera a bordo del Patris II, che lo ha portato ad Atene, dove ha preso parte alla stesura della Carta di Atene, convegno fondamentale per la cultura architettonica del XX secolo, durante il quale si sono enunciate le funzioni dell'abitare, del lavorare, del riposare e della circolazione come elementi fondamentali per lo sviluppo urbano. Durante questo stesso viaggio, Bonet ha avuto l'opportunità di conoscere Le Corbusier e Alvar Aalto.
Nel 1936, subito dopo aver concluso gli studi di architettura, si trasferì a Parigi per lavorare nello studio di Le Corbusier. Allo studio di Le Corbusier, Bonet progettò la residenza realizzata su richiesta del maestro, la Maison Jaoul. Inoltre, ideò l'edificio principale per l'Esposizione Internazionale di Liegi, il Padiglione dell'Acqua. Con questo lavoro, Bonet incorporò idee surrealiste all'interno dell'architettura funzionalista dell'epoca, uno degli aspetti distintivi della sua opera successiva. Nel 1937, all'Esposizione Internazionale di Parigi, Le Corbusier presentò il Pavilion Des Temps Nouveaux, al quale Bonet collaborò insieme a Sert per la realizzazione del Padiglione Spagna. Il carattere simbolico di questa costruzione risultò fondamentale, rispondendo al concetto di unità cercato in quel momento storico e collegando le diverse opere di artisti spagnoli in mostra come Miró, Calder e Picasso, integrandole nell'architettura. Durante la sua permanenza nello studio di Le Corbusier, Bonet conobbe due giovani architetti argentini: Juan Kurchan e Jorge Ferrari Hardoy. La prospettiva di guerra imminente, unita alla nascita di queste nuove amicizie, spingono Bonet a trasferirsi in Argentina nel 1938.
Una volta lì, insieme a Kurchan e Ferrari, formò il Gruppo Austral, che divenne il primo punto di riferimento per l'architettura moderna argentina, diffondendo le idee fondamentali del movimento modernista e offrendo una critica approfondita. Decisero di studiare e proporre delle soluzioni per i problemi di pianificazione urbana del paese. Nel giugno del 1939, pubblicarono il manifesto del Gruppo intitolato "Volontà e azione", in cui difendevano l'integrazione di alcuni valori del surrealismo all'interno della formazione razionalista degli architetti e incorporavano le esigenze psicologiche dell'individuo nel rigoroso funzionalismo del movimento moderno. Questo manifesto esprimeva la posizione di Bonet nei confronti dell'architettura e il suo impegno nel cercare di stabilire una continuità con il paesaggio, le tecniche e i materiali di ogni area. Bonet era in armonia con gli aspetti suggestivi e fantasiosi manifestati nelle soluzioni formali e nell'approccio alle situazioni spaziali. Ad esempio, la sensazione di anomalia creata dal sostegno di strutture pesanti da colonne che danno l'impressione di essere diluite: Casa Oks (1955), La Ricarda (1953) e Castanera (1964). Ha anche utilizzato la pressione di pesanti strutture in cemento sostenute a basse altezze, come nell'edificio Terraza Palace (1957), il Silver Sea o la Torre del Barrio Pedralpes a Barcellona (1973). Ha cercato di introdurre i valori del surrealismo nel contesto del razionalismo, prestando una particolare attenzione alla psicologia individuale. Ha dimostrato un grande interesse nell'instaurare l'integrazione con il paesaggio e le tradizioni locali, introducendo una libertà formale senza abbandonare il carattere funzionalista.