Biografia di Matthias Brandes
Matthias Brandes nasce a Bochum in Germania. Dal 1969 al 1976 studia all’Accademia ed all’Università di Amburgo pittura, storia dell’arte e pedagogia. 1976 si laurea in Pedagogia dell'Arte. Dal 1979 dopo l’abilitazione per l’insegnamento liceale si dedica esclusivamente alla pittura vivendo ad Amburgo e parte dell’anno vicino a Meolo. 1985 allestisce la sua prima mostra personale presto Istituto Italiano di Cultura di Amburgo. Dal 1989 al 1992 è docente di disegno all'Università di Scienze Applicate di Amburgo realizzando contemporaneamente numerose mostre personali e collettive in Germania. Nel 1993 si trasferisce con la famiglia a Venezia e fra il 1993 ed il 1999 lavora come Grafic-Designer soprattutto per aziende vinicole. Dal 1999 intensa attività espositiva in Italia, presenzia nelle Fiere d'arte principali continuando ad allestire numerose mostre personali e collettive in Gallerie in Italia, Germania, Ungheria, Austria, Belgio, USA, R.P Cina. Nel 2012 partecipa alla Creative Cities Collection, Barbican Center/London organizzato da Olympic Fine Arts/Beijing, partecipa poi alla prima Ecorea Jellobuk Biennale/Sori Art Center/Jeonju/Corea del Sud. Nel 2013 si trova alla mostra "Brandes & Brandes - convergenze" insieme a Juliane Brandes, artista orafa, a Palazzo Albrizzi, Venezia. Nel 2014 è alla mostra "Augenblicke" Burg Kniphausen/Wilhelmshaven Germania. Nel 2015 partecipa alla mostra personale alla Canton Artfair/ Guangzhou R.P. Cina. Nel 2017 è alla mostra personale al Kunstforum Wien e nel 2018 mostra personale al Museo MAGI'900 Pieve di Cento /Bologna. Matthias Brandes è un pittore anomalo. Un pittore che usa la tela come supporto per scolpire con il pennello una realtà fatata. Paesaggi incantati dove le case si stringono una all'altra in un abbraccio silenzioso, arroccate su basse colline o appoggiate su lagune piatte. Ciò che salta maggiormente all'occhio, di quelle costruzioni volute come solidi geometrici, è la materia scabra e ruvida di cui sono composte. Una materia raffinatissima, che Brandes ottiene usando tempera all'uovo grassa, senza acqua, mescolata con il colore ad olio. Su tutto, sempre, domina un'armonia squisitamente quattrocentesca, dove ogni dubbio alla fine si placa nelle perfette volumetrie di Piero della Francesca.