Biografia di M.v.m Cappellin
Nel giugno 1925, Giacomo Cappellin (1887-1968) fondò la Maestri Vetrai Muranesi Cappellin e Co, una nuova fornace che presto divenne una delle migliori per la modernità e la qualità dei vetri prodotti. La società acquistò la fornace di Andrea Rioda con parte dei maestri, tra cui Giovanni Seguso "Patare", Diego Barovier, Raffaele Ferro, Attilio Moratto e Malvino Pavanello, noti per la loro abilità, e si presentò con successo alla Prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza nel 1923, proponendo un'arte vetraria rinnovata che si ispirava alla semplicità e alla leggerezza del Rinascimento, rifiutando le decorazioni ottocentesche ancora predominanti. I loro prodotti erano caratterizzati da soffiature lineari con delicate sfumature di colore. Alcuni modelli, per sottolineare questa rivoluzione nel recupero delle migliori tradizioni, erano ispirati a opere d'arte del Cinquecento, come ad esempio il vaso "Veronese" (dall'Annunciazione dell'Accademia) e l'"Holbein" (dal Ritratto del mercante Georg Gisze al Kaiser Friederich Museum di Berlino). Altri, pur seguendo gli stessi criteri di purezza e nuovo design, erano caratterizzati da un'elegante coppa biancata, come la "Libellula", di cui è conservato un esemplare perfetto all'epoca presso il Vittoriale degli Italiani (Gardone). Presto anche altre vetrerie seguirono la strada tracciata da Cappellin e Venini.
Alla grandiosa Esposizione Internazionale delle Arti Decorative tenutasi a Parigi nel 1925, Cappellin si presentò separatamente da Paolo Venini con la Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. (dove Cappellin era associato ai suoi maestri). Vittorio Zecchin rimase con Cappellin come direttore artistico, sviluppando le sue ricerche sui soffiati sottili e adottando a volte tecniche raffinate come la filigrana. Guidata dall'entusiasmo e dalla passione del suo fondatore, la vetreria vide l'entrata in scena del giovane architetto veneziano Carlo Scarpa (1906-1978) a partire dalla fine del 1926. Scarpa entrò in contatto con la M.V.M. nel 1925, durante il restauro di Palazzo Da Mula, sede della ditta, su cui aveva lavorato. Inizialmente fu coinvolto come disegnatore, ma presto divenne anche progettista di vetri, incarico che mantenne fino al 1931. Nel gennaio del 1932, la ditta chiuse per fallimento, possibilmente a causa di una gestione poco attenta, aggravata dagli effetti della crisi economica del 1929.