Biografia di Alberto Castelli
Alberto Castelli è nato a Torino nel 1970, nel passaggio dagli anni ’70 agli ’80, circondato da un ambiente che non concilia postumi del benessere con una crescente percepita discordia sociale. Cresciuto in una famiglia in cui l'arte era vista come un'evasione dalla realtà, Castelli ha trascorso molte vacanze visitando i grandi musei internazionali. Il padre, pittore e antiquario, ha trasmesso al figlio la passione per l'arte e l'amore per i musei. “Anch’io” è la sintesi del giovane Alberto davanti a La zattera della medusa di Théodore Géricault. Tutto il lavoro di Alberto Castelli può essere colto come applicazione e disciplina quotidiana della memoria, una richerca realizzata con i mezzi propri della pittura. Una sorta di mandato familiare ed individuale che si compie all’interno dello studio, attraverso una pratica di “religiosità” e contemplazione.
L'atelier rappresenta un'isola di tranquillità e conduce l'artista a esplorare i vuoti come tracce di un'indagine personale. Castelli usa la pittura come strumento per rappresentare frammenti di drammaturgia e fantasmi di una collettività. La fotografia è un altro medium utilizzato da Castelli per raccogliere frammenti casuali dalla vita quotidiana, che poi trasferisce sulla tela attraverso la sensualità del supporto pittorico. La fotografia però non gli interessa in quanto tale. L’atlas è mero accumulo. Il trasferimento dalla fotografia alla pittura risiede nella sensualità del supporto e poco in quella del soggetto. Come in un rapporto elettivo con tutti i feticci del pittoricismo fotografico, la componente di inattualità si sfalda nel segno, nel particolare, nel taglio. Perché si può dialogare con i secoli passati, come Balthus, ma nessuno può sfuggire alla contemporaneità. In sintesi, l'arte di Alberto Castelli si concentra sulla memoria e sulla ricerca personale, affrontando l'attualità attraverso un'interpretazione estetica del mondo.