Biografia di Germano Celant
Germano Celant (1940 - 2020) è stato l'imponente critico, curatore e storico dell'arte italiano i cui scritti, mostre e borse di studio hanno alterato la traiettoria dell'arte contemporanea e lo hanno reso una voce di spicco nel campo. Autore di centinaia di libri, saggi e articoli che hanno coinciso con altrettante grandi mostre, Celant è strettamente legato all'Arte Povera, un termine che ha coniato nel 1967 per l'associazione di artisti d'avanguardia che hanno dato significato a materiali banali e hanno sfidato la funzione simbolica, le convenzioni formali e lo status di merce dell’arte nella cultura italiana del dopoguerra. Celant nasce a Genova nel 1940. I primi scontri tra operai comunisti e neo-fascisti avrebbero avuto un profondo impatto su Celant, la cui pratica era modellata da prospettive di sinistra e della classe operaia ampiamente condivise dagli artisti nella turbolenta Italia degli anni '60. All'Università di Genova, studia con Eugenio Battisti, uno storico dell'arte italiana del XVI secolo che ha ispirato la nozione del curatore di "visione barocca", un concetto che avrebbe poi utilizzato nelle sue ambiziose mostre multiple. Nel 1963 Celant accetta un lavoro presso la rivista culturale Marcatrè, dove ottiene le sue prime firme e alla fine diventa redattore. Quattro anni dopo, Flash Art pubblica i suoi Appunti per una guerriglia, il manifesto che articola e fonda ampiamente l'Arte Povera, definita come “un'arte povera impegnata nella contingenza, negli eventi, nel non storico, nel presente”. Nello stesso anno Celant organizza la mostra spartiacque “Arte Povera – Im Spazio” alla Galleria La Bertesca di Genova. I poveristi, che lavoravano a Roma e Torino durante un periodo di militanza operaia, instabilità economica e radicalismo studentesco nelle ricadute del "miracolo economico italiano" pompato dal Piano Marshall, usarono materiali riciclati e oggetti di uso quotidiano in risposta alle superfici scivolose di Pop americano e minimalismo. Tra questi Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio. Nel 1971, Celant passò dalla critica alla storia dell'arte e orientò la sua attenzione dall'arte italiana verso pratiche più ampie in tutta Europa e negli Stati Uniti. La sua prima mostra su larga scala, “Ambiente/arte dal futurismo alla body art”, alla Biennale di Venezia del 1976, espone installazioni di Dan Graham, Joseph Beuys, Bruce Nauman e altri in conversazione con opere coinvolgenti delle avanguardie storiche, tra cui Giacomo Balla, El Lissitzky, Piet Mondrian e Theo van Doesburg. Dal 1988 al 2009, Celant è stato senior curator presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Nel 1994, Celant ha curato la mostra interdisciplinare "Metamorfosi italiana 1943-1968", unica all'epoca per la sua attenzione alla moda come modalità di espressione culturale. Nel 1993 diventa direttore artistico della Fondazione Prada, dove, oltre ad allestire mostre dedicate ad artisti di prim'ordine, ha organizzato mostre sperimentali come “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918–1943” e la sua rivisitazione nel 2013 della fondamentale mostra di Harald Szeemann del 1969 sull'arte minimalista e processuale, “When Attitudes Become Form”. Celant è stato inoltre direttore artistico e curatore della Fondazione Aldo Rossi di Milano; curatore della Fondazione Vedova di Venezia; curatore d'arte e architettura de La Triennale di Milano; e, dal 1981, redattore collaboratore di Artforum.