Biografia di Joan Chetofi
Ivan Chetofi è nato a Roma nel 1916.
Fa parte della corrente del futurismo italiano, nello specifico dell’aeropittura che è una declinazione di quest’ultimo. L'aeropittura esprime l’entusiasmo per il volo, la velocità e non per ultimo il mito della macchina.
La sua pittura è stata definita "una trasposizione intimamente poetica del dato fisico del mondo sensibile cui egli si ispira. I modi espressivi sono larghi e semplici, lontani dall'aneddoto e dalla descrizione, il colore è inteso tonalmente e risponde a un'esigenza interiore interpretativa più che imitativa".
Dopo essersi formato all'Accademia di Belle Arti di Roma, ha lavorato all'allestimento scenico della Locandiera di Goldoni, diretta da Anton Giulio Bragaglia al Teatro degli Indipendenti in Via degli Avignonesi nel marzo 1926. In seguito, ha organizzato alcune esposizioni dedicate alla scenografia italiana in Sud America.
Grazie alla frequentazione di Domenico Belli (1909-1983) e Augusto Favalli (1912-1969), Chetofi entra in contatto con il movimento futurista e stringe amicizia con Enrico Prampolini (1894-1956). Nel 1933 partecipa alla prima mostra nazionale d'arte futurista a Piazza Adriana a Roma e l'anno successivo alla seconda mostra internazionale d'arte coloniale di Napoli.
Nella prima metà degli anni Trenta lavora con Belli, Sebastiano Carta, Bruno Tano e Sante Monachesi. Nella seconda metà degli anni Trenta, ha partecipato a diverse mostre collettive di aeropittura. Ha esposto ad alcune mostre romane, tra cui Aeropitture futuriste, organizzata nel 1937 dal Ministero dell'Aeronautica, e ha partecipato alla III e alla IV edizione della Quadriennale d'Arte Nazionale.
Ha partecipato per tre edizioni consecutive all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia, nelle mostre commissionate da Filippo Tommaso Marinetti. Durante la guerra, è stato mandato nell'Egeo e ha eseguito un ciclo di affreschi per la sede del comando dell'Aeronautica a Rodi, successivamente distrutta dalle truppe tedesche dopo l'armistizio italiano.
Durante la sua carriera, si occupa anche di illustrare libri per l’infanzia e di tradurre dal russo i poemi di Majakovskij, editi da Feltrinelli.
Dopo una lunga pausa torna a esporre, sempre a Milano, nel 1968 alla Galleria Il vertice, che gli dedica una personale.