Biografia di Jack Clemente
Nato a Novara nel 1926 da padre italiano e madre irlandese studia Lettere e Filosofia nella sua città natale, scrive poesie e dipinge.
Intrattiene i primi contatti con l’amico Edoardo Sanguineti. Dal 1952 è a Parigi e frequenta l’ambiente culturale della capitale francese amico, fra gli altri, di Foujita, Michaux, Corneille, Arnal. Nel 1953 tiene la prima personale alla Galerie de la Muette di Parigi con una produzione che risente della figurazione espressionista di Van Dongen; partecipa al Salon des Réalités Nouvelles nel luglio/agosto 1955 e mantiene contemporaneamente rapporti con l’Italia. In particolare conosce Guido Le Noci, direttore della Galleria Apollinaire che lo invita a esporre a Milano in una personale nel febbraio 1956 presentato da Jacqueline Matisse: la sua produzione pittorica si muove fra un’astrazione lirica e un compiacimento materico di natura informale. Frequenti le partecipazioni a collettive italiane:nel giugno dello stesso anno partecipa alla mostra “Maestri e giovani pittori d’oggi” alla Galleria Apollinaire e, come rappresentante della pittura francese, è invitato a due edizioni del Premio Lissone, nel 1955 e nel 1957, sempre curate da Le Noci. Nell’ottobre di quell’anno espone a Milano nella “Collettiva 15 giovani pittori” alla Galleria Blu (con Baj, Bertini, Scanavino, Crippa, Dova) e nel 1958 entra in contatto con Carlo Cardazzo e Lucio Fontana avvicinandosi ai protagonisti dello Spazialismo. Le opere di questi anni sono realizzate con spessori materici e appaiono come concrezioni minerali che l’artista definisce “Floraisons minérales”. Nel 1958 tiene un’ importante mostra alla Drian Gallery di Londra dove esporrà anche nel gennaio del 1959; contemporaneamente è all’Institute of Contemporary Art di Londra con Fontana, Dova, Crippa, nell’esposizione dedicata alla collezione Damiano presentata da Lawrence Alloway. Mentre si moltiplicano le sue partecipazioni internazionali sia con mostre personali (Colette Allendy, Parigi; Galerie In questi anni si registra un ulteriore rinnovamento e da scansioni sempre più rigorose e geometriche nel 1968 inizia a utilizzare nei “Nuovi feticismi” materiali “altri” rispetto alla pittura, come la corda e la juta. L’ultima mostra personale nel 1972 si tiene alla Galleria del Naviglio di Milano. Dal 1969 inizia una collaborazione con la Televisione francese e tedesca e idea e realizza una serie di filmati sui protagonisti della pittura e della musica. Assistente di Averty, il suo primo film è “Pink Floyd a Pompei” a cui fa seguito, da regista autonomo, “Balla e il Futurismo” (1972) vincitore del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia di quell’anno e del premio al I Festival Internazionale del Film sull’Arte di Asolo. Sempre per la televisione francese realizza “D’Annunzio e il dannunzianesimo” mentre il suo ultimo film “Rauschenberg e la Pop Art” non concluso per la malattia da cui era stato colpito, verrà portato a termine dall’amico Rauschenberg. Muore a Milano nel 1974. Sue opere si trovano in collezioni europee e americane fra cui Levine, Monnier, Magliano, Rotschild e Boschi a Milano nonché in pubblici musei come la Tate Gallery di Londra, il Museo d’Arte Moderna di Strasburgo ed il Mart di Rovereto.