Biografia di Cherubino Cornienti
Cherubini Cornienti (Pavia, 25 marzo 1816 – Milano, 12 maggio 1860) è stato un pittore italiano, esponente del Romanticismo.
Nel 1838, ventiduenne, dipinge ad olio il ritratto del ricco filantropo Felice Borroni di Solcio di Lesa, probabilmente la sua prima commissione importante. Nel 1839 un analogo lavoro: il ritratto del Vescovo di Lodi, Conte Gaetano Benaglia.
Nel 1842 dipinge L'addio di Paolo Erizzo alla figlia, ma, deluso nelle sue aspettative, lo cede ad un rigattiere.
Nel 1843 ottiene dall'Accademia di Brera il Pensionato artistico triennale per la pittura in Roma e vi si trasferisce; prima della partenza, nello stesso anno, dipinge il proprio autoritratto dedicandolo alla madre (oggi il quadro fa parte della collezione della Galleria d'Arte Moderna di Villa Belgioioso-Buonaparte a Milano). Il suggerimaento che riceve dal Presidente di Brera è di emendarsi da certi suoi difetti attraverso lo studio dei classici.
A Roma (risiede in via della Purificazione 69) entra in contatto con gli artisti romani, soprattutto con quelli gravitanti intorno alla locale Accademia di S.Luca e con la colonia di quelli stranieri. È amico del pittore Karl Brjullov. Segue i corsi di Nudo dell'Accademia di Francia a Villa Medici. Invia a Brera saggi odurrà poi prevalentemente nel suo ultimo periodo artistico.
Nel 1850 riceve l'incarico di un affresco nel Convento dei Cappuccini di Tivoli (Disparizione di Cristo in Emmaus). Nel 1853, il Mosè che calpesta la corona del Faraone è finalmente terminato, ma la Commissione esaminatrice di Brera, comprendente Francesco Hayez, lo critica ampiamente.
Cornienti deve far ritorno a Milano. Lavora a Garlate e a Crema.
Il 1854 è per lui un anno di profonda prostrazione, causata dalla morte di Lalla, sua modella e compagna e che l'aveva seguito da Roma a Milano. Visita Venezia ed è a Trieste dove esegue alcuni ritratti. Tornato a Milano ritrae il conte Renato Borromeo. Nel 1856 esegue due quadri per una chiesa di Malgrate. Poi gli si prospetta la possibilità di un affresco nel Duomo di Vigevano, ma che verrà invece assegnato a Francesco Gonin (1857).
Rimpiange Roma e vorrebbe farvi ritorno. Continua nei dipinti a soggetto storico, sul tema di episodi della vita di Leonardo e di Michelangelo, Ludovico il Moro e Galeazzo Sforza.
Nel 1858 riceve importanti commesse dal mecenate Brambilla. Il 1859 è un anno segnato da particolare avvenimenti politici: la mostra annuale di Brera gli consente di esporre dei suoi lavori significativi.
Le soddisfazioni professionali sono tuttavia rovinate dalla salute sempre più cagionevole: la febbre lo tormenta e il suo fisico si indebolisce, costringendolo a trascurare i lavori più impegnativi. Si dedica ai piccoli lavori a tema sentimentale ed erotico, soprattutto con piccoli schizzi, abbozzi, di gusto settecentesco.