Biografia di Silvano D'ambrosio
Nato in Francia, dove è recentemente tornato, Silvano D’Ambrosio si forma all’Accademia di Belle Arti di Ravenna seguendo soprattutto i corsi di incisione tenuti da Tono Zancanaro nel biennio 1974-76. A Forlì, negli anni Ottanta, è ispiratore del gruppo Eclissi che avvia localmente un forte dibattito teorico sull’arte ed è vicino ad artisti come Enrico Lombardi, Alberto Mingotti (che presenteranno anche varie sue esposizioni), Marco Neri e Stefano Gattelli coi quali partecipa alle vicende della neo-figurazione. Il gruppo espone nel 1985 alla Galleria Mascarella di Bologna, nel 1987 alla Galleria Jack Shainman di Washington, nel 1988 a New York e nel 1990 a Venezia. Nel 1996 la Comunità Europea organizza una mostra collettiva del gruppo al Centre Albert Borschette di Bruxelles. L’esposizione personale alla Galleria il Polittico di Roma del 1996 apre a una lunga serie di mostre personali e collettive, nazionali e internazionali: Grenoble, Lione, Lisbona, Beyrouth, Il Cairo e Torino del 1996; Belgrado, Sana’a, Brisbane, Melbourne e Roma del 1998. Nel 1999 partecipa alla XII Quadriennale di Roma e nel 2000 a “La pittura ritrovata 1978-1998” al Museo del Risorgimento a Roma. Nel 2001 espone al PAC di Milano e nel 2002 e nel 2003 a Palazzo Reale di Milano: mostre “Sui generis – La ridefinizione del genere nella nuova arte italiana” e “Tutto l’odio del mondo”. Nel 2007, sempre a Palazzo Reale di Milano, partecipa alla collettiva “Arte Italiana 1968-2007. Pittura” e nello stesso anno a “Nuovi Realismi”, al Padiglione d’Arte Contemporanea della stessa città. Claudio Spadoni, Vittorio Sgarbi ed Edward Lucie-Smith si interessano ripetutamente al suo lavoro. Nel 2007 ha pubblicato due cataloghi: “Vasi feriti”, una vasta raccolta di nature morte dedicate al tema della caducità, e “Obscurum per obscurius” che raccoglie oli su carta e disegni dal 1985 al 2007. Artista sottile, mentale e sofisticato, D’Ambrosio ha saputo coniugare in un complesso immaginario la metafisica del quotidiano con temi sacri e con un pervaso senso di inevitabile dissoluzione di ogni manifestazione della realtà. Una poetica, tutto sommato, neo-barocca supportata da un raro dominio di varie tecniche espressive che gli consentono di cogliere l’inquietudine delle cose e al tempo stesso la meraviglia contenuta in ogni dettaglio di un metamorfico reale, instabile e incerto.