Biografia di Chini Galileo Andrea Maria
Galileo Andrea Maria Chini nasce a Firenze il 2 dicembre 1873. Nel 1884, all'età di undici anni, perde suo padre. Lo zio paterno Dario, un decoratore e restauratore di affreschi di successo, titolare di una stimata bottega di restauro, lo orienta verso lo studio della decorazione, iscrivendolo alla Scuola d'Arte di Santa Croce a Firenze, frequentata anche dai tre fratelli Coppedé e da Ugo Giusti, con i quali collaborerà in seguito. L'anno successivo, Chini affianca già lo zio nei lavori di decorazione del castello Torlonia a Serra Brunamonti in Umbria, dove realizza dipinti di ispirazione neomedievale. Nel 1889 inizia a lavorare anche nella bottega di Amedeo Buontempo, pittore di origini friulane, e partecipa con lo zio ai lavori di restauro nella chiesa di Santa Trinita a Firenze. Successivamente collabora con l'architetto Corinto Corinti nella documentazione e rilievi degli edifici nella zona medievale del Mercato Vecchio, come dimostrano alcuni disegni a colori a tempera di parti architettoniche, reperti ceramici e soprattutto affreschi del Tre e Quattrocento. Nel 1894 riceve il suo primo incarico decorativo impegnativo: Augusto Burchi, un pittore, affreschista e restauratore influenzato dal gusto francese, gli affida la decorazione del soffitto del salone di rappresentanza di Palazzo Budini-Gattai a Firenze, dove realizza un finto arazzo e collabora con Giulio Bargellini per il fregio. Nel 1895, a Volterra, esegue lavori di restauro nella cappella dei Conti Guidi in San Francesco e realizza gli stemmi nobiliari delle famiglie locali nella sala del Maggior Consiglio del Palazzo dei Priori. In quel periodo conosce Elvira Pescetti, che diventerà sua moglie. Si iscrive alla Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, frequentandola fino al 1897, e nello stesso periodo diventa membro del Circolo degli Artisti, dove incontra Telemaco Signorini, Plinio Nomellini, Lodovico Tommasi, Libero Andreotti, Sem Benelli, Giovani Papini, Salvino Tofanari. Nel 1896, Chini, spinto dall'amarezza per la cessione della Società Ceramica Ginori di Doccia all'industriale Augusto Richard di Milano, fonda con Giovanni Vannuzzi, Vittorio Giunti e Giovanni Montelatici la Manifattura Arte della Ceramica, un progetto vicino agli ideali del movimento inglese Arts and Crafts per il rinnovamento dell'artigianato artistico. Una melagrana e due mani intrecciate, simboli di fecondità e fratellanza, sono i primi marchi scelti che definiscono l'identità della Manifattura. Le prime realizzazioni ceramiche sono caratterizzate da influenze preraffaellite. Nel 1897 partecipa alla selezione per l'Esposizione Internazionale Festa dell'Arte e dei Fiori a Firenze, ma non viene ammesso e presenta i suoi lavori alla Mostra dei Rifiutati. Nel 1903, a Montecatini Terme, decora la facciata e la sala interna del Padiglione per la vendita dei Sali Tamerici. I tre pannelli in gres che rivestono la facciata sono stati realizzati da Domenico Trentacoste per l'Esposizione di Torino del 1902 e qui riutilizzati: uno dei tre raffigura in altorilievo Galileo Chini ispirato dalle Muse. Nello stesso anno, Chini cura l'allestimento e la decorazione della Sala Toscana alla V Biennale di Venezia: posiziona un fregio in ceramica smaltata sulla parte superiore delle pareti e espone i dipinti "La Sfinge" e "Campagna con la neve". Nel 1904 torna a Montecatini, chiamato per decorare la volta del salone delle feste del Grand Hotel La Pace. Insieme a Lodovico Tommasi promuove la Secessione della Promotrice Fiorentina a Palazzo Corsini, dove espone cinque opere di forte impatto simbolista che gli valgono l'incarico di decorare la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, realizzata abbandonando i toni neutri della tradizione per una nuova pittura in sintonia con lo stile floreale e secessionista, e che verrà inaugurata il 25 luglio 1905. Nel 1908 partecipa alla I Biennale d'Arte di Faenza, da cui nasce l'attuale Museo Internazionale delle Ceramiche. Nello stesso anno, al Teatro Lirico di Milano, va in scena il suo primo lavoro per il teatro: "La maschera di Bruto" di Sem Benelli, per il quale disegna scenografie quattrocentesche, affiancato dal costumista Caramba. A dicembre riceve l'incarico di insegnamento presso il Corso Libero Superiore di Decorazione della Regia Accademia di Belle Arti di Roma, dove insegnerà fino alla sua partenza per il Siam nel 1911. Le decorazioni della Villa Scalini a Carbonate, sul Lago di Como, con sintetiche geometrie in stile secessionista, sono datate tra il 1919 e il 1921. Nel 1920 Chini amplia la sua casa delle vacanze a Lido di Camaiore, decorandone gli interni. Nel 1938 viene nominato Commendatore della Corona d'Italia e Cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro. Espone ancora alla Galleria d'Arte Firenze a Firenze e alla Galleria Pesaro a Milano. Nello stesso anno, gli viene imputato oltraggio e diffamazione per aver inviato una lettera di protesta al Podestà di Firenze riguardante gli addobbi della Loggia della Signoria, realizzati in occasione della visita di Hitler. Successivamente è stato assolto per mancanza di reato. Nel 1956 dona un dipinto per la Mostra Internazionale di Arte Contemporanea Pro Infanzia a Bogotà, in Colombia. Muore a Firenze il 23 agosto, nel suo studio in via del Ghirlandaio, e viene sepolto nel Cimitero dell'Antella nella Cappella di San Silvestro.