Giovanni Korompay (1904-1988), nato a Venezia nel 1904, è stato un pittore italiano.
Dopo essere stato allievo di Ettore Tito, prende le distanze dalla cifra stilistica del maestro, per aderire al Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti nel 1922, creando i primi lavori astratti come “Rumore di locomotiva”.
Egli fu un propagandista del Futurismo ma mantenendo una linea personale rispetto al movimento e non condividendo alcune delle posizioni politiche di Marinetti. Nei suoi primi lavori, privilegia la composizione geometrica mentre tra gli anni Venti e Trenta realizza anche collages, assemblages, mobili, arredi d’insieme e sculture futuriste in legno dedicandosi inoltre ad una serie di aeropitture.
Durante gli anni Trenta, fu invitato a partecipare a diverse mostre ufficiali, esponendo nel 1933 alla I Mostra nazionale d’arte futurista a Roma e alle Quadriennali romane del 1939 e del 1943.
Durante tutta la sua vita, insieme all’attività di pittore, svolge anche la professione di giornalista. Leggi la biografia completa
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Giovanni Korompay (1904-1988), nato a Venezia nel 1904, è stato un pittore italiano.
Dopo essere stato allievo di Ettore Tito, prende le distanze dalla cifra stilistica del maestro, per aderire al Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti nel 1922, creando i primi lavori astratti come “Rumore di locomotiva”.
Egli fu un propagandista del Futurismo ma mantenendo una linea personale rispetto al movimento e non condividendo alcune delle posizioni politiche di Marinetti. Nei suoi primi lavori, privilegia la composizione geometrica mentre tra gli anni Venti e Trenta realizza anche collages, assemblages, mobili, arredi d’insieme e sculture futuriste in legno dedicandosi inoltre ad una serie di aeropitture.
Durante gli anni Trenta, fu invitato a partecipare a diverse mostre ufficiali, esponendo nel 1933 alla I Mostra nazionale d’arte futurista a Roma e alle Quadriennali romane del 1939 e del 1943.
Durante tutta la sua vita, insieme all’attività di pittore, svolge anche la professione di giornalista. Dopo essersi trasferito da Ferrara a Bologna, dove cercherà insieme a pochi di riorganizzare un locale gruppo futurista, egli approderà ufficialmente all' astrattismo nel 1954, partecipando insieme con Dorazio, Turcato e Carla Accardi alla mostra degli astrattisti a Macerata.
Nella Biennale di Venezia del 1968, gli viene dedicata un’ampia retrospettiva e gli viene assegnato il premio internazionale della critica, raggiungendo così fama.
Durante gli ultimi anni della sua vita, la sua produzione si muove in direzione del rigore geometrico, realizzando una significativa quantità di acqueforti. Muore a Rovereto nel 1988.