La Fenice Quotazioni, valore e valutazione opere

Fondata nel luglio del 1922 da Manlio Trucco, in società con il pittore decoratore Cornelio Gerenzani, "La Fenice" apre i battenti, nei locali della ex "M.A.S.", in via Colombo ad Albisola Capo, con un organico di tre tornianti, tra cui Paolo Saltarelli, e una trentina di decoratori. Nell'anno della fondazione le ceramiche della manifattura fanno il loro esordio alla Promotrice di Belle Arti genovese nella quale Gerenzani espone, come pittore, in una sala personale. Leggi la biografia completa

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Biografia di La Fenice

Fondata nel luglio del 1922 da Manlio Trucco, in società con il pittore decoratore Cornelio Gerenzani, "La Fenice" apre i battenti, nei locali della ex "M.A.S.", in via Colombo ad Albisola Capo, con un organico di tre tornianti, tra cui Paolo Saltarelli, e una trentina di decoratori.
Nell'anno della fondazione le ceramiche della manifattura fanno il loro esordio alla Promotrice di Belle Arti genovese nella quale Gerenzani espone, come pittore, in una sala personale.
Dall'anno successivo, in seguito a disaccordi, il Gerenzani si ritira dalla società e Manlio Trucco ne rimane unico proprietario.
Nel 1922 ospita nella sua manifattura una giovane esordiente pittrice genovese, Adelina Zandrino e, intorno al 1926, lo scultore Arturo Martini, presentatogli dall'architetto e ceramista Mario Labò, che cuoce nei forni della manifattura alcune statuine da lui modellate e poi dipinte dal Trucco.
Da queste collaborazioni nascono amicizie personali e artistiche che incidono profondamente nell'evoluzione artistica del Trucco e lo incitano ad aprire la sua fabbrica a numerosi artisti attratti dalla materia ceramica.
Fra gli altri lavorano presso la sua fabbrica Francesco Di Cocco tra il 1928 e il 1930; Romeo Bevilacqua tra il 1933 e il 1936; e gli scultori Francesco Messina, Nanni Servettaz ed Emanuele Rambaldi; i ceramisti Domenico Giusto, i fratelli Gagliardo, Cirillo, Cesare Giarrusso, Santagata, Guido Micheletti, Immacolata Zaffuto, Giuseppe Giglioli, Adolfo Lucarini, Umberto Ghersi, Ida Ziller e i tornianti Carlo Giusto e Nicola Ghersi.
Nel 1923 la "Fenice" presenta i suoi lavori all'Esposizione di Pesaro e alla I Biennale di Arti Decorative di Monza.
Nel 1924 la manifattura espone alcune ceramiche alla mostra annuale della Società di Belle Arti e alla Mostra Nazionale di Ceramica Moderna di Pesaro.
Nel 1925 la manifattura partecipa, con il bassorilievo dal titolo "Fiamma Generatrice" su modello di Francesco Messina, all'Esposizione di Parigi e alla II Biennale di Monza.
Nel 1926 è medaglia d'argento alla Mostra Nazionale dell'E.N.A.P.I. (Ente Nazionale per l'Artigianato e le Piccole Imprese).
Nel 1927 il fratello di Manlio, Urbano Trucco, viene chiamato a ricoprire l'incarico di amministratore della ditta e la "Fenice" partecipa alla III edizione della Biennale monzese con numerosi gruppi in ceramica, realizzati in piccola serie, tra cui opere di Giuseppe Agnino, Arturo Martini, Francesco Messina, Armando Barabino e Cesare Giarusso.
Nello stesso anno partecipa all'Esposizione Campionaria di Tripoli.
Nel 1929 la ditta è presente all'Expo Internazionale di Barcellona e alla "Mostra degli Artisti Italiani" a Budapest e l'anno successivo partecipa alla Mostra Internazionale di Anversa e alla I Triennale delle Arti Decorative e Industriali di Monza, manifestazione che sostituisce le precedenti Biennali.
Nel 1930 la fabbrica viene trasferita nei locali di via Aurelia e rimane inattiva alcuni mesi a causa del cattivo funzionamento dei forni a nafta.
Negli anni successivi la manifattura è ancora presente alla Mostra dell'Artigianato di Firenze del 1931, del '33, del '36; alle Triennali di Milano del 1933 e del '36 e, nel 1934, alla Mostra Nazionale della Floricultura di Sanremo, dove ottiene una medaglia d'oro e una di bronzo.
Nel 1933 Manlio Trucco si associa con Ernesto Daglio che nel 1936 diviene unico proprietario della "Fenice" e ne affida la direzione artistica a Romeo Bevilacqua.
Nel 1940 la manifattura, sotto la direzione Daglio partecipa alla Triennale di Milano.
Successivamente, a causa della guerra, l'attività viene sospesa e riprende nell'immediato dopoguerra quando entrano a far parte della società prima il Cavalletti e, dal 1950, Luigi Pescio senior che lascia la manifattura nel 1955 per fondare la "I.M.A." (Industria Maioliche Albisolesi.
A partire dal 1946 collabora con la ditta, come esterno, Alberto Nobile che realizza presso i laboratori della manifattura alcuni modelli.
Nel 1956 e del 1958 la produzione della "Fenice" è presentata alla Fiera dell'Artigianato di Firenze.
Ernesto Daglio conduce la manifattura, presso la quale collaborano, più o meno saltuariamente, vari artisti tra cui Lucio Fontana, Mario Porcù, Mario Anselmo, Enrico Bruzzone, Marco Silombria, Bartolo Sacchi, Albert Toby, Luigi Caldenzano, Nanni Servettaz, Giacomo Raimondi, Bruna Cazzulini, Maria Luisa Vrani oltre a Romeo Bevilacqua che collaborerà con "La Fenice" nell'arco di tutta la sua carriera artistica.
Nel 1975 Enrico Daglio cede la ditta ai coniugi Rina Moliardo e Luciano Figallo, attuali proprietari.
La nuova gestione presenta la produzione alla Rassegna Nazionale di Caltagirone nel 1977.
Nel 1986 partecipa al I° Concorso Nazionale di Ceramica d' Arte di Savona ottenendo il terzo premio a pari merito con Maria Luisa Vrani.
Negli anni Ottanta/Novanta si forma presso la manifattura il giovanissimo Paolo Anselmo.
Il marchio della manifattura rimane sempre invariato dalla fondazione ed è costituito dal simbolo grafico di una fenice che ad ali spiegate risorge sempre dal fuoco.
Dal 1995 collabora con la manifattura la pittrice e decoratrice Selene Scarani.

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