Biografia di Pietro Lingeri
Pietro Lingeri nasce il 25 gennaio 1894 a Bolvedro, frazione del comune di Tremezzo, sulla sponda occidentale del lago di Como, ove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Accortosi il maestro stuccatore Invernizzi delle sue doti artistiche, Pietro ottiene dal padre l'assenso al trasferimento a Milano, per frequentare i corsi di modellazione della Scuola superiore d'arte applicata all'Industria e le scuole per artefici dell'Accademia di belle arti di Brera. Allo scoppio della prima guerra mondiale, presta servizio militare quale ufficiale degli Alpini fino alla fine del conflitto. Nel marzo del 1920, Lingeri ottiene il diploma di licenza tecnica, con indirizzo "comune", nel corso della sessione straordinaria per militari e, nel 1926, si diploma professore di disegno architettonico a Brera.
La conoscenza di famiglie di imprenditori, che operavano nel contesto lariano, si rivela fondamentale per l'avvio della sua carriera: al primo incarico quale progettista per i coniugi Meier seguono la realizzazione di due monumenti ai caduti, con la collaborazione del pittore Cristoforo De Amicis, alcune edicole funerarie e diversi interventi di ristrutturazione.
Aperto lo studio professionale a Milano in corso Vittorio Emanuele 26, progetta molti negozi milanesi, come il ristorante Cassè, il Principe di Galles, il salone di bellezza Biancardi, tutti affacciati sul corso, l'hotel Manin e l'hotel Europa, le cui soluzioni innovative troveranno immediato riscontro nelle riviste d'oltralpe. Risale al 1930 l'allestimento della galleria del Milione, per i fratelli Ghiringhelli, che persegue una politica culturale incentrata sull'aggiornamento e l'apertura verso le avanguardie artistiche europee.
Intanto prosegue la sua attività sul lago di Como; nel 1926 la partecipazione, con Giuseppe Terragni, ai primi concorsi, tra cui quello per il monumento ai caduti di Como, vinto ex aequo in primo grado, alle prime esposizioni, come la Sartoria Moderna, finanziata da industriali comaschi ed affidata ad un composito gruppo di architetti moderni, e la Mostra dello Sport a Milano.
Fautore sin dagli inizi del moto di rinnovamento dell'architettura italiana, partecipe alle sperimentazioni del razionalismo comasco, nel 1927 progetta a Tremezzo la sede dell'Associazione motonautica Amila, salutata da Edoardo Persico come "la più propria al suo scopo e la più adatta al luogo", e, nel 1929, la villa Silvestri.
Nel 1930 ottiene la regolare iscrizione all'albo degli architetti e, negli stessi anni, si distingue per la sua appartenenza ai CIAM, Congressi Internazionali di Architettura Moderna, e, contemporaneamente, al Direttorio del Sindacato architetti. Compare tra i fondatori delle riviste "Quadrante", maggio 1933, primo autorevole portavoce dell'astrattismo e dell'architettura razionale in Italia (con P.M. Bardi e M. Bontempelli) e "Valori primordiali", come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR, Movimento Italiano Architettura Razionale, con il quale partecipa, nel 1931, alla seconda esposizione di Architettura Razionale a Roma, alla galleria Bardi, esponendo il progetto sulla galleria del Milione e con il quale firmerà, nel 1933, la casa per l'artista sul lago alla Quinta Triennale, che otterrà il gran premio per l'architettura.
Nel 1934 lo ritroviamo nel gruppo vincitore per il piano regolatore di Como, ove realizza la casa a ville sovrapposte Cattaneo Alchieri (1934) e, con Cattaneo, Origoni, Magnaghi, Terzaghi e Uslenghi, la sede dell'Unione Fascista dei Lavoratori dell'Industria (1938), divenuta poi palazzo dei sindacati (primo premio del concorso).
A Milano, ove è membro della commissione igienico edilizia, continua l'attività con Giuseppe Terragni: dal 1933 al 1938 le case Ghiringhelli, Toninello, Rustici (per la famiglia Rustici di Tremezzo), Lavezzari e Rustici Comolli, oltre ai concorsi: a Lugano per la biblioteca cantonale (1936), a Milano per la nuova fiera campionaria (1937), con Mucchi, Pucci e Bottoni; a Roma, per il palazzo del Littorio (1937-38) e per il palazzo dei ricevimenti e dei congressi all'E42 (1937-38).
Rino Valdameri, presidente dell'Accademia di Brera, gli commissiona opere pubbliche e private: la realizzazione delle case per artisti sull'Isola Comacina, progettate unitamente al piano regolatore dell'isola; l'incarico per lo studio del Danteum, sulla via dell'Impero a Roma; la serie di progetti per la nuova sede dell'accademia, quattro soluzioni studiate dal 1934-35 al 1946, di cui le prime due con Terragni e, infine, un casino di caccia smontabile in legno a Rivolta d'Adda.
Risalgono al 1937 la medaglia d'oro e d'argento all'esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all'esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della villa Leoni, a Campo di Ossuccio (Como).
Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell'MSA, Movimento di Studi per l'Architettura, e di numerose commissioni urbanistiche, tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, INU. Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca.
Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura, (villa Bellorini a Stresa, villa Bortoluzzi, a Varese, villa Fraquelli a Griante, villa Bordoli ad Azzano, la sistemazione della villa Albertoni Pirelli di Tremezzo e della proprietà De Angeli Frua a Positano) sia che lo coinvolga nella febbrile fase di ricostruzione e modernizzazione del capoluogo lombardo.
Lingeri contribuisce significativamente alla definizione tipologica del condominio, progettandone numerosi, popolari tanto quanto signorili, per imprenditori quali De Giorgi, Della Rosa e Giorgetti nelle zone centrali come di espansione residenziale della città (via Sacchi, dove, dal 1947, ha sede il suo studio professionale, via Legnano, piazza Buonarroti, corso Sempione, come pure via Melchiorre Gioia, via Lomellina, via Calvairate, piazzale Dateo, via San Galdino, piazza Durante, viale Umbria, via Acerenza, Via Piranesi, via Novara, via Costa, via Petrella).
Simboli milanesi della industrializzazione e terziarizzazione: la nuova sede della "Centrale" in via Filodrammatici e il completamento di via Boito e, per De Angeli Frua, nel 1947, il palazzo per uffici, gli stabilimenti di Saronno e Omegna e le colonie estive a Regoledo e a Rimini, oltre a complessi di uffici, quali la sede della Cassa Soccorso e Malattia dei dipendenti ATM (1965).
Partecipa pure alla stagione dei quartieri autosufficienti come capogruppo coordinatore della progettazione urbanistica del Vialba I INACASA (1956-64) e al Monte Olimpino IACP a Como (1956), entrambi in collaborazione con l'arch. Cerutti, nonché come progettista di edifici abitativi nei suddetti e al Comasina INACASA-IACPM (1954-58) e al Forlanini Nuovo a Milano (1960-62), INACASA a Biella (1951-53) e ad Abbiategrasso (1952-58), oltre che la "Casa alta" INACASA ad undici piani al QT8 (1949-50), il quartiere sperimentale della ottava Triennale, con Luigi Zuccoli, vincendo il Gran Premio per l'Architettura alla nona Triennale.
Non disdegna, comunque, l'allestimento di negozi moderni (Levi, a Milano, 1947-48; Il collezionista, a Milano, 1948-49; Picard, a Genova, 1954-60) e i progetti per edicole funerarie (tombe Levi a Musocco, 1948; Locati a Caronno Pertusella 1958; Maddalena Longoni a Desio, 1964), nonché restauri di chiese, quali quella di San Giacomo a Sala Comacina, del 1948.
Muore a Tremezzo, dove si era trasferito dal 1964, nel 1968, un anno dopo aver ricevuto dal Presidente della Repubblica il premio nazionale d'Architettura. Nel 1960 la XII Triennale aveva ospitato una sua mostra personale.