Biografia di Leo Longanesi
Leo Longanesi (1905 - 1975) nacque a Bagnacavallo nel 1905 e morì a Milano nel 1957. Fu scrittore, giornalista, aforista ed editore. Laureatosi in giurisprudenza a Bologna, iniziò a lavorare come giornalista e, poco più tardi, fondò e diresse alcuni settimanali tra i quali “E’ promesso”, “Il toro” e “L’Italiano”. In questo stesso periodo, collaborò con Mimo Maccari a “Il Selvaggio” e aderì al movimento letterario di “Strapaese”. Leo Longanesi si cimentò anche come grafico collocandosi tra Giorgio Morandi, suo amico e “consigliere”, e gli esempi storici di Daumier, Toulouse-Lautrec e Grosz. In questa veste, espose nell’ambito di diverse mostre nazionali e internazionali, culminando la sua carriera in un’importante mostra personale alla Galleria Barbaroux di Milano tenutasi nel 1941. Iniziò poi a collaborare con l'organo della federazione fascista di Bologna, chiamato L'assalto. Passò qualche tempo a Roma, dove incontrò scrittori come Antonio Baldini, Riccardo Bacchelli e altri, nonchè Curzio Malaparte. Nel 1926 la sua vita ebbe una svolta, perché Leo fonda una rivista chiamata L'italiano, scrive il suo primo libro e, soprattutto, lascia gli studi per dedicarsi all'editoria. L'anno dopo fonda la sua casa editrice, L'italiano editore pubblicando lavori di Bacchelli, Malaparte e Baldini. Nel 1931 Longanesi diede le dimissioni da L'assalto, ma non ruppe i rapporti con il fascismo. Nel 1935 curò la propaganda per la Guerra d'Etiopia e poi chiese al regime la direzione di un giornale importante. Ne volle fondare uno suo, ma dovette aspettare quasi due anni per avere il permesso di creare Omnibus, considerato il capostipite dei settimanali di informazione in Italia. Longanesi fu più o meno il factotum: suggeriva gli articoli, li correggeva, li tagliava e li modificava. Il tutto era arricchito dalle firme di Montanelli, Moravia, Mario Soldati e altri. Venne chiuso dopo due anni. Nel dopoguerra si trasferì a Milano, dove fondò la casa editrice Longanesi & C. e pubblicò manifesti e volantini di carattere politico ed arrivò persino a creare una radio clandestina, radio Garibaldi, che trasmetteva da un camioncino guidato per le vie di Milano da Montanelli e lui stesso. Nel 1950 fondò una rivista culturale chiamata Il borghese che si occupava del costume dell'Italia intellettuale.