Biografia di Giovanni Martinelli
Giovanni Martinelli (Montevarchi, novembre 1600 – Firenze, 1659) è stato un pittore italiano.
Nel Libro di battezzati e battezzate dal 1550 al 1606, estratto dai libri della Prioria di Montevarchi e della Propositura di Sant'Andrea a Cennano, 477, nell'anno 1600 è riportato che «Giov. di Lor.zo di Giov. da Montevarchi nacque di leg.mo matrimonio, si battezzò il dì 10 di novembre 1600, compare Giulio di Gregorio Sileni prete aretino». Nello stesso libro, all'anno 1604 figura la notizia del battesimo di un altro Giovanni da Montevarchi, avvenuto l'11 aprile.
Poiché da altra fonte sappiamo che il Nostro era effettivamente nato a Montevarchi, si è dedotto che quel Giovanni di Lorenzo da Montevarchi sia il pittore che firmò le sue tele con il nome di Giovanni Martinelli: altre considerazioni inducono a ritenere suo anno di nascita il 1600, piuttosto che il 1604. Non si sa in che anno giunse da Montevarchi a Firenze per studiare disegno e pittura nella bottega di Jacopo Ligozzi. Qui, già nel 1622, il commendatore dell'Ordine di Malta fra' Francesco dell'Antella, già committente del Caravaggio, gli commissionò un affresco per la facciata della chiesa di San Lorenzo, a Grosseto, che si è perduto. Lasciò il Ligozzi nel 1625, forse a seguito di una vertenza giudiziaria presso il Tribunale dell'Accademia del Disegno di Firenze risalente al 1621: nel corso del dibattimento, infatti, Ligozzi lo chiamò a deporre in qualità di testimone, rendendolo antipatico sia agli occhi dei committenti, le ricche famiglie fiorentine che naturalmente non tolleravano atti di insubordinazione sociale da parte degli artisti, sia agli altri pittori che, dipendendo dalle committenze di queste famiglie, ne temevano possibili ritorsioni.
È allora possibile che egli, pur pittore di talento, sia stato costretto per mancanza di amici e clienti a lasciare l'ambiente artistico fiorentino e ad accettare lavori in provincia. Da quel 1625 si perdono per alcuni anni le sue tracce: si è pensato che si fosse trasferito a Roma, ipotesi non basata su dati di fatto ma su alcune suggestioni caravaggesche - ma più degli epigoni che del Maestro - che si segnalano, pur in un impianto fiorentino, nella sua prima opera certa, eseguita nel 1632 per la chiesa di San Francesco a Pescia, il Miracolo della mula, firmata «IO.es MARTINELLIIUS FLOREN. FECIT MDCXXXII».
Tuttavia la composizione deriva dall'omonima tela del Cigoli nella chiesa cortonese di San Francesco, mentre le soluzioni luministiche appaiono tratte dai fiorentini Tarchiani e Fontebuoni, pittori ben noti a Martinelli, che a Roma erano stati decenni prima, rimanendo sensibili soprattutto alla mediazione classicista del Caravaggio operata da Orazio Gentileschi. Alla metà degli anni trenta dovrebbero ascriversi una serie di dipinti che hanno per soggetto La morte appare ai convitati, un tema di carattere didascalico morale sulla vanità dei beni terreni utilizzato spesso dal Martinelli, oltre al Cristo e la Samaritana al pozzo della chiesa di Santa Maria Bambina a Terranuova Bracciolini e al Giudizio di Salomone in Collezione privata americana.
Pur non essendo solito firmare i suoi dipinti rendendone spesso difficile l'attribuzione, sono note alcune sue opere maggiori come San Gregorio Magno che fa l'elemosina ai poveri del 1653 e il Convito di Baldassarre, sempre del 1653, che è conservato agli Uffizi.