Biografia di Quinto Martini
Figlio di contadini, da autodidatta muove le prime esperienze artistiche di scultore e pittore. Nella primavera del 1926 si presenta ad Ardengo Soffici nella di lui casa di Poggio a Caiano, vicino Seano, per mostrargli alcuni suoi lavori. Il maestro riconosce le doti del giovane che ancora non ha alcuna formazione artistica, e ne diventa mentore e mecenate intellettuale. Gli insegna le tecniche artistiche e la cura nel disegno, aprendogli inoltre la propria biblioteca dove il Martini vede per la prima volta riproduzioni di Cézanne, Rousseau e Picasso. Questo incontro cambia la vita di Quinto Martini, e lo apre alla conoscenza dell'arte contemporanea europea ma anche italiana di artisti come Armando Spadini e Giorgio Morandi.
A Prato, la città più vicina al paese natio, entra a far parte di un gruppo di operai, intellettuali, artisti della città costituitosi per aggregazione spontanea intorno al 1925. Tra i partecipanti al gruppo figurano Oscar Gallo, Leonetto Tintori, Gino Brogi, Arrigo Del Rigo, quasi tutti formatisi alla Scuola d'Arte e Mestieri "Leonardo" di Prato, e che gravitano anch'essi attorno ad Ardengo Soffici e alla rivista "Il Selvaggio".
Già nel febbraio del 1927, Soffici introduce Quinto Martini al pubblico nella prima mostra della galleria "Il Selvaggio", dove accanto alle opere di Mino Maccari, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Giorgio Morandi, Nicola Galante e dello stesso Soffici vengono appunto esposti alcuni dipinti del giovane Martini. È questo il suo ingresso nella vita culturale ed artistica fiorentina.
Rilevanti per la sua formazione sono gli anni 1928-29, quando si trova in servizio di leva a Torino. Nella città sabauda frequenta Felice Casorati, Cesare Pavese ed il Gruppo dei Sei Pittori, interpreti di una cultura antifascista che guardava alla grande lezione della pittura francese di Cézanne, Degas e Manet. In questi stessi anni, Quinto Martini conosce anche Carlo Levi col quale stringerà un rapporto di amicizia destinato a rafforzarsi nel tempo. Tornato a Firenze, anche grazie alla frequentazione con Soffici, Quinto Martini prosegue nella realizzazione di dipinti ma al tempo stesso concentrerà il suo interesse sulla scultura, arte con la quale si guadagna il favore della critica.
Gli anni '30 e '40 saranno determinanti per il Martini scultore, che plasma materiali semplici e “puri”, tipici della zona rurale dove è nato un tempo popolata dagli Etruschi, ed è proprio alla coroplastica etrusca che Quinto Martini si ispira. La terracotta, ad esempio, è materiale dal sapore ancestrale per il Martini che da bambino modellava fango per creare figure di animali, senza sapere che queste erano le prime forme espressive del suo estro artistico.