Biografia di Mario Nanni
Mario Nanni nasce a Castellina in Chianti (SI) nel 1922.
Trasferitosi a Monzuno (BO), sull’appennino emiliano, vi rimane fino al 1932 quando con la famiglia si sposta a Grosseto, patria della sua prima formazione , dove risiede fino al 1940. Questo duplice imprinting tosco-emiliano è forse all’origine di quella sorta di duplice afflato – un’anima razionale di matrice toscana ed un’anima più terragna di matrice emiliana – che la critica ha poi colto all’interno del suo percorso creativo. Un percorso segnato da un’originaria, breve esperienza realista (.. movimento "Corrente".. citazione di Enrico Crispolti nel catalogo Mostra "Arte in Maremma nella primo metà del Novecento" 2005), superata alla metà degli anni Cinquanta da un’immediata, profonda adesione all’informale.
Presentati in Italia e all’estero – VII Biennale internazionale del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto nel 1968 e alla Hayward Gallery di Londra nell’82 in occasione della mostra Arte italiana 1960-1982 – questi lavori aprono al definitivo coinvolgimento di Nanni con lo spazio, che si farà d’ora in poi sempre più totalizzante, come testimonia l’ambiente realizzato a Milano nel ’68 alla Galleria Apollinaire dal titolo I giochi del malessere.
E siamo anche, è bene ricordarlo, significativamente negli anni di quella rivolta giovanile simbolo di un disagio che è quello stesso che s’insinua tra le spire della bellezza aerea e vagamente avveniristica delle liane di anelli e molle con cui Nanni riempie lo spazio. Presentati successivamente nel ’69 a San Benedetto del Tronto nella mostra Al di là della pitturacurata da Gillo Dorfles, Luciano Marucci, Filiberto Menna i "giochi" di Nanni lo rendono partecipe delle vicende più interessanti del panorama artistico coevo, come evidenzia anche la scelta di Enrico Crispolti di riprendere le immagini della performance realizzata in quell’occasione nella copertina del catalogo della Biennale di Venezia del 1976. In seguito, l’artista presenta la sua istallazione nel 1982 a Lecco in 30 anni d’arte italiana 1950:1980 e nel 1984 a Perugia, alla rocca Paolina, in occasione di Attraversamenti: linee della nuova arte contemporanea in Italia, curata da Maurizio Calvesi e Marisa Vescovo.
Nel 1970 Nanni è presente a Gennaio 70, rassegna allestita al Museo Civico di Bologna a cura di Renato Barilli, Maurizio Calvesi e Tommaso Trini, dove propone una nuova installazione costituita da grandi nastri metallici appoggiati trasversalmente su un pavimento di alluminio: anche in questo caso l’intervento del pubblico che vi cammina sopra lasciando le proprie impronte e smuove i nastri segnando ulteriormente la base d’alluminio contribuisce al continuo divenire dell’opera.
Il fluire spazio-temporale che pervade questi lavori, unito all’interesse per la sperimentazione – vero e proprioleit motiv del fare dell’artista – trova espressione anche nell’ambiente realizzato in occasione della mostra Amore mio curata da Achille Bonito Oliva a Montepulciano nel ‘70. L’invasione/appropriazione dello spazio assume qui, con le Geografie dell’attenzione, nuove dinamiche attraverso l’uso straniante della mappa topografica. «Le mappe di Nanni – come precisa V. Dehò (2002) – così tempestive nell’apparire nel 1970 poco prima di quelle di Boetti, spostano il problema verso una modernità in cui il paesaggio esiste e viene attraversato perché misurabile e rappresentabile in modo ortogonale e perpendicolare. […] La contemplazione non è più dentro il territorio, ma davanti alla sua rappresentazione. La distanza con la Natura diventa definitiva, esaltando la conoscenza e il controllo, ma le mappe evocano anche la perdita di sé nel labirinto della proliferazione semiotica». Non più indicatori di percorsi certi, le mappe di Nanni trasformano la certezza in ambiguità, non portano su vie sicure e approdi definiti ma nell’universo del possibile tanto che, come afferma G. Celli (1972), «proprio nel senso di una mutata percezione del reale, dovuta alla modificazione tecnologica del rapporto visivo uomo-mondo, l’operazione pittorica di Nanni può essere considerata una radicalizzazione sistematica dell’estetica della velocità dei futuristi». Secondo F. Caroli (1973): «La potenza di suggestione fantastica della carta geografica è formidabile; schema di realtà, permette libertà, velocità e profondità infinite […] Nanni non ha voluto più che servirsi di un potente mezzo di suggestione, quasi di un catalizzatore di potenziali emozioni». La serie è in seguito presentata a Ferrara a Palazzo dei Diamanti nel 1973 e alla Rotonda della Besana a Milano nel 1979 (Testuale a cura di Luciano Caramel e Flavio Caroli).
Il successivo intervento di Nanni avviene nel totale azzeramento delle brillanti cromie delle Geografie dell’attenzione, eppure sempre di una sorte di mappa si tratta, tracciata ora con lo snodarsi isterico, aggrovigliato, mordente di una sottile grafia nera nella serie intitolata Mitico computer, presentata nel 1974 alla Galleria d’Arte Moderna di Alessandria e nel ’78 alla GAM di Bologna in occasione della mostra Metafisica del quotidiano nella sezione intitolata Segno-Labirinto a cura di Marisa Vescovo, la quale già nel ’76 aveva scritto: «Nanni sente la necessità […] di proporre legittimamente una sua "emozione fredda", che passando dal regno delle idee a quello del segno, all’interno del dualismo tra pulsione organica – quindi irrazionale – e pensiero razionale, si dà come una terza e autonoma categoria espressiva».
Siamo però già alle soglie di una nuova sfida. Alla fine degli anni ’70 infatti i segni grafici di Nanni si trasformano nelle Segmentazioni(‘78/’79) «ricondotti a valenze di sottile, sensibilissima materia pittorica» in una sorta di «‘concentrazione dispersa’, che cioè non ha centro, punti certi di riferimento» (C. Spadoni) dispiegandosi su tavole lignee che continuano a porsi in dialettica con lo spazio, spazio che è ancora una volta il "contenitore" delle successive Stratificazioni con cui è invitato con una sala personale alla Biennale dell’84 e che sono successivamente presentate nell’antologica curata da F. Caroli alla GAM di Bologna nell’85. Ancora una volta ritroviamo nel lavoro dell’artista la conflittualità come forza motrice nella voluta contrapposizione tra una struttura geometricamente perfetta – svettanti pilastri avvolti da una pittura rarefatta ed aerea, quasi un cielo primaverile – e un nucleo magmatico dominato da incrostazioni rosse e nere da cui affiorano i resti di un possibile universo tecnologico post-atomico.
Frattanto, nell’83, Nanni partecipa con opere informali e post-informali a L’Informale in Italia, mostra che si tiene alla GAM di Bologna, curata da R. Barilli e F. Solmi nella sezione "Storica" e da R. Daolio nella sezione "Sviluppo dell’Informale".
Ora la pittura riemerge prepotentemente nel lavoro dell’artista e il gesto si fa di nuovo predominante. La ripresa della prima esperienza informale si attua nel segno di una rimeditazione in cui il gesto pittorico, alleggerito della materia di un tempo, aggalla su superfici inesistenti – poiché realizzate in plexiglas trasparente – e si riflette su fondi fatti di specchi. La dialettica con lo spazio è quindi ancora fortemente presente, ma ora esso penetra stabilmente nell’opera e da qui ingloba nell’evento artistico il pubblico, che vi entra in effigie modificando con la sua presenza questa sorta di "ambienti" appesi alla parete.
Numerosi gli interventi espositivi: Generazioni anni Venti di G. Di Genova (Rieti 1981), Quadriennale d’Arte (Roma 1986), Rivivi la tua città a cura di G. Bonomi (Perugia 1987), Aspetti dell’arte italiana dopo l’informale (Imola -Bologna- 1988) a cura di C. Spadoni. Seguono le antologiche curate da C. Cerritelli alla Pinacoteca Civica di Pieve di Cento (Bologna) nel 1991; da W. Guadagnini alla Pinacoteca Civica di Modena (1994); da S. Pegoraro alla Loggetta Lombardesca (Ravenna 1997) e alla Rocca dei Bentivoglio di Bazzano (Bologna) nel 1997.
Nel 1997 è invitato alla Triennale di Bologna Linee della ricerca artistica, 1965-1995, curata da R. Pasini e partecipa alla mostra Universarte a cura di V. Coen e V. Dehò, presso il complesso monumentale di San Giovanni in Monte (Bologna).
Nel 1998 è presente alla rassegna Paesaggio del non luogo, curata da N. Micieli e allestita presso le Logge di Palazzo Pretorio a Volterra.
Nel 1999 prende parte alla mostra allestita presso l’Aula Magna di Santa Lucia (Bologna) Sei pale d’altare a cura di V. Coen.
Il 25 aprile 2000 riceve il Premio Internazionale G.Marconi per la pittura e crea una scultura documentata in catalogo da C. Cerritelli. In maggio realizza una scultura di ampie dimensioni per la Fondazione Martani di Ca’ la Ghironda (Bologna): l’evento è documentato in un volume (Advento ed.) che raccoglie testimonianze fotografiche della realizzazione dell’opera e testi critici di C. Cerritelli e L. Miretti. In seguito è invitato alla Triennale di Bologna Questione di segni. Pittura scultura architettura (Bologna, dicembre 2000-gennaio2001) curata da M. Miretti.
Nel 2001 pubblica il libro "Segni della Memoria - Monzuno, figure e paesaggi" edito da Adventis, composto da disegni inediti del periodo 1940-1944.
Nel 2003 partecipa ad Arte in Italia negli anni ’70. Arte ambiente (1974-1977) che si tiene ad Erice (Palermo) a cura di L. Caramel e a Signori si parte! Appunti di viaggio, memorie e ricordi curata da V. Coen a Trento.
Nel 2004 è presente a L’incanto della pittura, percorsi dell’arte italiana del secondo dopoguerra a cura di C. Cerritelli che si tiene a Mantova alla Casa del Mantegna.
L’avvento del nuovo millennio trova Nanni impegnato in una nuova riflessione sullo spazio (attraverso l’uso di un materiale che da sempre l’affascina, la mappa topografica) che si concretizza in una nuova serie di opere dal titolo I giochi della metamorfosi, presentata alla Galleria Maggiore di Bologna nel 2004 a cura di V. Coen che scrive: «Quello che definirei, seppure con qualche audacia, il paesaggio di Nanni, appare assillato da una frenesia del movimento, di rottura e di capovolgimento e, formalmente, anche di ibridazione di categorie. Il dinamismo fa soccombere qualsiasi tentativo di letture puntualmente analitiche». Entro topografie ri-tracciate da una pittura densa e cromaticamente accattivante Nanni crea ulteriori traiettorie di senso servendosi di indicatori semiotici che solo uno sguardo attento e investigativo può mettere a fuoco. Questa griglia semantica fonde rimandi diversi e a volte antitetici, echi della tecnologia e dell’antropologia, della contemporaneità ma anche della storia, inserendoli entro una voluttà cromatica che si articola nei ghirigori volubili di un segno giocoso, irriverente e dinamico.
Frattanto, sempre nel 2004, l’artista ottiene il II premio ex equo al XXXI° Premio Sulmona.
Nel 2005 partecipa alla mostra curata da E. Crispolti a Grosseto L’arte in Maremma nella seconda metà del Novecento.
Il 2006 lo vede presente a Voi (non) siete qui, mostra curata da O. Calabrese (Bergamo); al Premio Michetti -Laboratorio italiano curato da Ph. Daverio (Francavilla al mare) e al 45° premio Suzzara Il futuro della tradizione maestri della pittura italiana a cura di B. Bandini - C. Cerritelli - L. Sansone di cui è vincitore.
Nel 2007 gli viene allestita una sala-omaggio alla LII Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea di Termoli curata da L. Strozzieri.
Nel 2008 allestisce una mostra personale presso la sala Colonne di EmilBanca (Bologna) curata da M. Miretti ed è presente con una sala personale alla mostra Not so private. Gallerie e storie dell’arte a Bologna presso Villa delle Rose (Bologna).
Tra dicembre 2008 e gennaio 2009 è presente alla Fondazione Carisbo di Bologna con una esposizione che ne ripercorre i momenti salienti fino agli esiti più recenti intitolata Concatenamenti, a cura di B. Buscaroli, la quale sottolinea in catalogo: «Superfici e densità, realtà e gioco, natura e astrazione, pittura e scultura: cercare Mario Nanni vuol dire procedere per coppie, contrasti, e antinomie». E più oltre: «L’artista è riuscito a tendere le corde del contrasto sottoponendolo al suo controllo severo, e quindi sa passare dall’informale al futurismo alla metafisica, sa assoggettare la tirannia della tecnologia all’umana tensione verso un’agognata collisione dei sensi e delle cose, delle antinomie e degli accordi».
Nella primavera 2011 la Galleria d’Arte Maggiore di Bologna presenta una personale sull’ultima produzione dell’artista incentrata sul tema delle mappe nei giochi della metamorfosi: «una profonda metariflessione di Nanni sul suo lavoro […] un nuovo modo di essere coerente al rapporto socio-culturale col mondo […] con i suoi nuovi miti fatti di valori ‘volatili’, instabili, in perenne trasformazione. A ciò sembrano alludere le ‘sinapsi’ dei suoi recenti lavori […] quasi ‘tatuaggi’ d’artista, come decori incisi sulla pelle di un’arte edonista in cui ogni via è degna di essere percorsa, la cromia si fa vitalità e la ripetizione cifra estetica» (Monica Miretti 2010 ).
Nell’estate 2012, in concomitanza con la mostra collettiva Il paesaggio nel tempo. Il territorio nell’arte di Mario Nanni, Nino Bertocchi e Ilario Rossi che il Comune di Monzuno (Bologna) dedica ai tre artisti legati al suo territorio, viene allestita una sala-omaggio dedicata a Mario Nanni – la cui biografia è significativamente intrecciata con le vicende di Monzuno nel secondo dopoguerra – con opere che ne ripercorrono l’iter artistico e permettono anche di conoscere progetti finora inediti, come quello dedicato a Monte Sole.