Biografia di Eugenio Pellini
Eugenio Pellini (Marchirolo, 17 novembre 1869 – Milano, 28 maggio 1934) è stato uno scultore italiano, dapprima esponente della Scapigliatura, si dedicò in seguito a temi più personali ed intimisti.
Cresce a Marchirolo, in provincia di Varese, per trasferirsi nel 1884 a Milano, dove viene ospitato dal fratello maggiore, Oreste. È quindi assunto come apprendista nella bottega di un marmista. Nel primo periodo milanese si avvicina alle idee socialiste di allora e frequenta con grande interesse l'ambiente della Scapigliatura. Si iscrive all'Accademia di belle arti di Brera, dove diviene allievo di Ambrogio Borghi. Nel 1891, dopo avere presentato la scultura Fanciullo di Nazareth, ottiene una borsa di studio, grazie alla quale compie un lungo viaggio per l'Italia e trascorre un lungo periodo a Roma e, quindi, a Parigi dove conosce le opere di Medardo Rosso e Auguste Rodin. Nel 1893 rientra a Milano, dedicandosi esclusivamente all'attività di scultore e ottenendo importanti commissioni per opere monumentali o funerarie. Realizza L'angelo del dolore per la tomba Macario (1894) e Cristo nel Getsemani per la tomba Lardera (1895), entrambe nel Cimitero monumentale di Milano. Nel 1897 gli viene assegnato il Premio Tantardini per la grande scultura Madre che viene poi esposta e premiata all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 e che otterrà ancora riconoscimenti negli anni successivi. Partecipa, dal 1905, a tutte le Biennali di Venezia; è inoltre presente alla Secessione Romana e alla Triennale di Brera, oltre che a numerose mostre all'estero. Nel 1913 viene eletto vicepresidente e segretario per la mostra del quarantennale della nota associazione milanese Famiglia Artistica. Assume quest'incarico con grande serietà e passione e diviene così autore di una serie di interventi giornalistici molto interessanti per comprendere il clima culturale dell'epoca. Pur formatosi nell'ambiente scapigliato e senza mai avere negato le sue simpatie per le idee socialiste, prende le difese dell'Accademia di Brera, allora la scuola d'arte “istituzionale” per eccellenza -e, pertanto, bersaglio degli innovatori dell'epoca- valorizzandone la natura di “scuola aperta" alle nuove energie.
Muore il 28 maggio 1934 nella sua casa di Milano, in via Curtatone, oggi via Siracusa.