Biografia di Agostino Perrini
Agostino Perrini nasce a Sale Marasino nel 1955. Nel 1977 si diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Edmondo Bacci, e partecipa alle attività della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, esponendo in Periferie dello sguardo ( 1981) e Proiezioni Arte nel Veneto 1970/80 a cura di Toni Toniato. Nei primi anni Ottanta inizia una collaborazione con i critici Claudio Cerritelli - Libertà d'immagine Rocca di Montefiorino nel 1986, Il domani della pittura al Museo Casabianca di Malo nel 1992 - e Dino Marangon - Sguardi a Nord-Est Palazzo dei Diamanti a Ferrara nel 1986, Studio Tommaseo Trieste nel 1991, nel 1992 alla Galleria H+W Lang a Graz e nel 2000/2001 Risonanti Figure alla Galleria Spazia di Bolzano e alla Galleria Multigraphic di Venezia. Negli anni '90 partecipa a L'Aura, spazio autogestito per l'arte contemporanea a Brescia. Dai primi anni 2000 collabora come illustratore con diverse case editrici e come grafico per alcuni studi creativi.
Nel corso degli anni il lavoro di Perrini ha subito una continua trasformazione, sia tecnica che concettuale. Le diverse soluzioni tecniche adottate dall'artista sono, tuttavia, il risultato di una precisa ricerca che si è concentrata sulle relazioni visive tra colore, forma e spazio espositivo. I suoi primi lavori esprimono un forte dinamismo gestuale: sono composizioni astratte, spesso bicromatiche, che esplorano le forme abituali del linguaggio e del corpo attraverso la ricerca ossessiva della forma "sgraziata", forse nata dall'interesse per la pittura informale di Emilio Vedova. Ma nel corso degli anni i dipinti di Perrini hanno perso immagini e oggetti riconoscibili. Non contengono immagini o oggetti riconoscibili, ma l'interesse si è spostato verso uno studio più approfondito delle superfici cromatiche e del rapporto tra densità e risonanza del colore. La differenza rispetto al dinamismo delle tele degli anni '80 risiede in un perfetto controllo della materia applicata in funzione della costruzione del supporto. L'uso di un supporto freddo e inerte come il vetro e l'estrema semplicità delle linee incise non mirano a togliere espressività all'opera, ma cercano, attraverso un gioco di ombre, di coinvolgere la parete sottostante nella complessa rete di equilibri.