Biografia di Fernando Picenni
Bergamo, 1929.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta approfondisce sempre più febbrilmente il suo rapporto con la pittura, che lo porterà a dedicarsi interamente all’arte nel 1959. Sono gli anni della frequentazione del Bar Giamaica, dell’attrazione per Sironi e per la sofferta ricerca plastica Nicolas De Stael.
Tra gli artisti della sua generazione frequenta Emilio Tadini (“che a quel tempo era principalmente un coltissimo critico”), Piero Manzoni (“Mi sembrava un muratore, con i suoi vestiti militari, l’aria modesta e semplice, che non lasciava emergere di certo l’idea di un intellettuale: misteri delle apparenze!”), Enrico Castellani, il (“concitato”) Tancredi e stringe una profonda amicizia con Gianfranco Ferroni, Dadamaino e il filosofo Sossio Giametta, erede culturale di Giorgio Colli e Mazzino Montinari nella sistemazione del corpus dell’opera di Nietzsche.
Nel 1968 è la prima mostra alla Galleria Morone 6 di Milano, con il catalogo curato da Mario de Micheli (“Era solenne e cattedratico nell’eloquio, come se fosse occupato ad arrotondare parole roboanti. Ma era bravo”); la seconda sarà nel 1970, questa volta con un catalogo curato da Vittorio Fagone.
Nel 1970 è invitato alla Mostra “Pittura 70. L’Immagine Attiva” alla Casa del Mantegna di Mantova, con Forgioli, Madella, Olivieri, Vago, l’amico Raciti e altri.
Tra il 1976 e il 1977 l’arte di Picenni vira verso l’astrazione geometrica: la nuova vena creativa è travolgente, il maestro sembra rinunciare all’evocazione lirica, affidandosi ad una razionalità carica però di valori metaforici. Sarà il filosofo Sossio Giametta, amico per la vita, a riscontrare, in occasione della personale alla Galleria Athena di Meda, come nel nuovo ciclo di opere l’arte di Picenni “è divenuta chiara, dilatata, fatta di spazio, di linea, di intelletto”.
Tra il 1978 e il 1983 Picenni realizza le Costruzioni, che poi riprenderà tra il 1995 e il 1998 (“Sentivo il bisogno di espandere il campo operativo del quadro, cioè la sua dimensione serrata, chiusa dai bordi, di abbandonare addirittura la tela per cercare una spazialità vasta, non racchiudente, alla conquista della parete”). Le Costruzioni sono opere di grandi dimensioni realizzate perlopiù con legno variamente sagomato e dipinto, fissate a parete (alcune dal muro sono prolungate sul pavimento), in cui il maestro anticipa ogni concetto di “installazione”, termine destinato a grande fortuna (“Venne a vedere le mie Costruzioni Pardi, mandato da Marconi: credo ne abbia fatto tesoro”).
Picenni ritorna alla pittura, al suo plasticismo lirico, arricchito dall’es
perienza geometrica.
Nel 1988 Elena Pontiggia, sul catalogo in occasione della mostra allo Studio 111 di Milano, parla di “sogno della pittura”.
Nel 1995 sette Costruzioni sono esposte al circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano.
Nel 1999 la Galleria San Fedele espone dipinti e quattro Costruzioni.
Nel 2003, in occasione della Mostra alla Galleria Folini di Chiasso, l’Editore Mazzotta promuove un catalogo dedicato alle opere recenti su tela, a cura di Elena Pontiggia, con testi di Domenico D’Oora e Meeten Nasr.
Nel 2004 esce il secondo volume Mazzotta, dedicato alle Costruzioni sempre a cura di Elena Pontiggia. Nello stesso anno una fotografia di Picenni viene inserita, di fianco a quella di Piero Manzoni, sul volume Storia d’Italia, L’Immagine Fotografica (a cura di Uliano Lucas), Einaudi Editore.
Nel 2005 è la mostra alla Galleria PoliArt di Milano, che già da anni s’interessa al suo lavoro. In occasione della mostra alla PoliArt la compositrice Paola Samoggia gli dedica un fotogramma musicale, intitolato Berceuse luisante, affascinata dalla luce picenniana di questi anni.
Del 2006 è la grande antologica al Museo Nazionale di Villa Pisani a Strà, a cura di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto, con una lunga poesia di Elisabetta Gennasi (…Spingono attorno pigri bagliori;/là oltre,/avvinti alla notte /orli di cielo…).
Nel 2007 per la Rosler Italiana, su commissione dell’importante collezionista Alessandro Giussani, realizza l’incisione “In cruna dorata il filo Amore”.
La mostra alla GAM Spazio Ex Pescherie di Cesena è dedicata agli anni recenti, nei quali una luce nuova riempie la pittura di Picenni (“È avvenuta un’accensione in questi anni, forse è una gioia interiore, oltre i bordi della sofferenza: Pinuccia sta meglio. Credo che se uno ha qualcosa da dire la sua pittura te lo faccia capire”).