Biografia di Carlo Pincherle
Carlo Pincherle (1983 - 1944), padre di Alberto Moravia, nasce a Venezia in «una famiglia ebrea numerosa che viveva sul Canal Grande». Nel 1885 si trasferisce a Roma con la madre e la sorella Amelia presso il fratello Gabriele, segretario presso il ministero di Grazia e Giustizia. Realizza due villini tra viale del Castro Pretorio e via di Porta S. Lorenzo per l’imprenditore Clemente Vanoni e per Enrico Formentini (1894), l’altro, ancora per Vanoni, che sarebbe divenuto uno dei suoi principali committenti, per un villino in via di S. Martino della Battaglia angolo con via Sommacampagna (1898). La crisi che investe la capitale a partire dal 1888 determina una pausa forzata nell’attività edilizia. Nel nuovo quartiere la lottizzazione di villa Ludovisi che, completata solo a partire dai primi anni del Novecento, si configurò quale terreno di sperimentazione di nuovi tipi edilizi: istituti religiosi, alberghi, residenze unifamiliari e case da pigione. Pincherle realizza, a partire dai primi anni del Novecento, numerose opere quali i villini edificati per le famiglie Spierer, Ascoli-Nathan, Levi, Mayer (villino Mayer), Capon, Vivante, tutti ben articolati internamente e caratterizzati dalla sobria eleganza degli apparati decorativi. Nel 1903 aveva sposato Gina De Marsanich; dal matrimonio nacquero Adriana (1905), in seguito pittrice di fama, Alberto (1907), Elena (1909) e Gastone (1914). Alberto, che, grazie all’aiuto del padre, stampa giovanissimo il suo primo romanzo, Gli indifferenti (1929), sarebbe diventato famoso come Alberto Moravia, col cognome di un lontano parente. Dell’attività di Pincherle negli anni del regime fascista non si hanno notizie se non un precoce pensionamento legato alle leggi razziali. Affetto da una grave forma di arteriosclerosi, muore a Roma nel 1944, durante l’occupazione tedesca.