Biografia di (giuseppe Galli) Pope
Pope (Giuseppe Galli) nasce a Portogruaro nel 1942.
Adolescente si trasferisce a Roma dove frequenta il Liceo artistico. Segue le lezioni di Luigi Montanarini e frequenta l'ambiente artistico romano. Nel 1961 prosegue gli studi presso la Scuola d'arte di Fano, interessato alle lezioni dello scultore Mannucci con il quale instaura un solido rapporto di amicizia, e si diploma nel 1962. L'anno seguente trasferitosi a Venezia, segue le lezioni di Magnolato alla Scuola Libera del Nudo e nel 1964 si iscrive all'Accademia di Belle Arti, frequenta il corso di pittura di Saetti apprendendo in particolare l'uso delle sabbie e delle terre, e si diploma nel 1968. Le opere di questi anni formativi, ascrivibili inizialmente all'ambito materico-informale, vengono via via riducendo lo spessore del pigmento, sostituito in parte da inserti di pagine di giornale, testimoni del suo impegno politico e sociale, ma già bilanciati da partiture spaziali indicative della ricerca di un ordine compositivo. Nel 1967 partecipa, assieme a Mariano Fuga, Giuseppe Goia, Silvestro Lodi, al soggiorno di studio a Parigi organizzato dall'Accademia di Venezia e guidato da Carmelo Zotti, allora assistente di Saetti, rimanendo colpito dalle opere di Malevic e di Vasarely. Nasce così il ciclo delle Strutture in cui l'indagine dei problemi percettivi avviene secondo le modalità gestaltiche dell'Optical Art, come in Strutture, 1971 in cui la percezione di movimento è generata dalla variazione dell'ordine di grandezza delle partiture spaziali e dei relativi triangoli rettangoli generati dallo loro bipartizione. Gli esiti saranno presentati nel 1973 a Bergamo alla mostra Arte moltiplicata presso la Galleria d'arte 2B. Inoltre la priorità data agli aspetti formali porta all'uso di materiali diversi come ad esempio il plexiglas in Natura in scatola in cui forme geometriche si intersecano e si sovrappongono in un gioco cromatico di colori puri e di trasparenze luminose, o di effetti chiaroscurali prodotti dal susseguirsi di vuoti e di pieni in Natura in bianco. Queste opere verranno esposte alle personali tenute nel 1967 e nel 1968 alla Galleria Comunale Ai Molini di Portogruaro. Seguono nella prima metà degli anni Settanta i "Percorsi variabili": l'attenzione si incentra sullo specifico pittorico in opere seriali, talora intervallate da pannelli monocromi, percorse da strisce bicromatiche a toni alterni in cui la progettualità è alla base di una volontà di oggettivazione e di estensione all'ambiente. Referente della sua attività espositiva diventa la Galleria d'arte Plurima con le sedi di Portogruaro, dove espone presentato da B. Morucchio nel 1972, e nel 1976, e di Udine, dove è presente quasi sistematicamente dal 1974 al 1991. Negli anni Ottanta, mentre Filiberto Menna teorizza il ritorno alla pittura, egli rivede le sue posizioni preoccupato di poter esaurire la propria creatività in qualche sterile formalismo. Interviene allora sulle opere velando la superficie che diventa una Pagina di colore memoriale e ripensando il colore lo recupera come energia in Dialogando e nei Corpi cromatici, a cui associa una superficie intessuta da dinamici spessori: increspature controllate dalla sistematica regolarità del gesto. Nel 1985 espone con l'udinese Ciussi alla Galleria Comunale di arte contemporanea ai Molini di Portogruaro e ci ritornerà nel 2008 con un'antologica che evidenzia la coerenza operativa e di pensiero dell'artista sullo specifico pittorico che diventa linguaggio e quindi forma di comunicazione. Nel 1986 partecipa alla mostra Arts of today a Budapest, e nel 1987 a Giornate della cultura italiana a Sumy (URSS), nella sezione La struttura: la razionalità costruttiva, con Pittura G2 e Pittura R2, (giallo, nero). Negli anni Novanta approfondisce una revisione della forma secondo modalità suprematiste. Ritorna cioè alle bande che erano già state protagoniste nelle Strutture variabili, più perentorie nella riduzione cromatica al bianco e nero, ma anche meno impersonali, più propense cioè ad accogliere le alternanti vicende della vita. Le Colonne infatti sono spezzate e ricomposte, inglobano un inserto irregolare di colore rosso e tendono sempre alla compostezza e all'ordine, ma risultano variabili nella composizione d'insieme dei pannelli lasciata all'arbitrio del fruitore. Invece nelle opere del ciclo Gesto controllato è l'artista che concede a impercettibili stralci di colore di affiorare dal rigore razionale del nero come timida e riservata presenza sensibile. La sua attività prosegue innovata nelle Cromatologie in cui all'invenzione della forma con ‘gesto controllato' abbina una particolare attenzione al colore come diffusore di luce.