Biografia di Carlo Preda
Carlo Preda, Milano,1651/52-1729. Pittore, una delle voci più originali del contesto milanese del suo tempo e uno degli antesignani della stagione del barocchetto lombardo. Suo primo maestro è lo zio, il pittore Federico Bianchi; del 1680 la sua prima opera nota, l’Immacolata e santi in S. Giorgio al Palazzo a Milano, poi la sua arte ha una svolta significativa legata all’attività nel territorio di Casale Monferrato, come è evidente nello stile compositivo più leggero e nella tavolozza più chiara dell’Assunta e Santi di Terruggia (1688), e della Comunione di un prelato cappuccino (1690, Museo civico di Casale Monferrato). Nei primi anni novanta, grazie probabilmente all’influsso di artisti come Domenico Piola, Bartolomeo Guidobono e Gregorio De Ferrari, esponenti del tardo barocco genovese, Carlo Preda perviene a una pittura più dolce, di matrice neocorreggesca, con tinte luminose e raffinati accostamenti cromatici, che diventeranno la sua cifra stilistica. Di questi anni le tele per la Chiesa di S. Maria delle Grazie a Bellinzona, le Storie di S. Caterina (Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano), la Vergine con il Bambino e S. Paolo (Piacenza, Collezione privata). Fra la fine del 600 e i primi anni del 700 riceve numerosi incarichi: la Maddalena comunicata da S.Massimino, il Miracolo del fanciullo caduto nella fornace (ciclo del Ss. Sacramento nel Duomo di Milano, ora al Museo Diocesano), le due Storie di S. Giovanni Battista nei teleri sulla vita del santo nella chiesa eponima di Busto Arsizio. Alle tele di ambito chiesastico affianca una notevole produzione di altre opere: Giacobbe al pozzo,(Collezione privata), Ruth e Booz (Verona, Galleria Morgante), Allegoria della scultura (Merate, Ospedale Leopoldo Mandic). Nel 1708 realizza la Pala per il Santuario di Caravaggio, e il quadrone con la Predica del Battista, parte delle Storie del Santo a Melegnano; nei lavori posteriori al primo decennio del secolo le figure assumono tratti più marcati, i panneggi risultano più rigidi e incisi, aspetti che saranno una costante della sua produzione matura. Noto anche come perito d’arte, nel 1715 il pittore stila l’inventario della collezione di Giovan Pietro Orrigoni.