Biografia di Giulio Aristide Sartorio
Giulio Aristide Sartorio nacque a Roma l’11 febbraio 1860 da una famiglia originaria di Novara. Il padre, Raffaele, era pittore e avviò il figlio alla stessa disciplina, dando il via alla sua promettente carriera.
Iniziò presto a frequentare circoli letterari e artistici, stringendo amicizia con importanti personaggi dell'epoca, come Gabriele D'Annunzio, Giosuè Carducci e Vittorio Scarfoglio. Collaborò alla rivista quindicinale “Cronaca bizantina”, incentrata sull'arte, la letteratura e la società.
Nel corso degli anni '80, Sartorio viaggiò in Europa, Medio ed Estremo Oriente, arricchendo la sua conoscenza di diverse culture e paesaggi. Il suo soggiorno a Parigi, condiviso con Francesco Paolo Michetti, lo portò ad approfondire la pittura naturalistica e la raffigurazione degli animali, studiando da vicino l’opera dei paesaggisti francesi.
Negli anni '90, il pittore rimase affascinato dalla pittura preraffaellita, tanto da scrivere due saggi su Edward Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti.
Nel 1896, di ritorno da Weimar dove era stato ospite del Granduca Carlo Alessandro, Sartorio fondò il gruppo “I Venticinque della Campagna Romana”, composto anche da Enrico Coleman, Onorato Carlandi e A. Reggio.
Durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1915, Sartorio partì per il fronte e fu ferito a Lucinico, venendo poi fatto prigioniero per due anni a Mauthausen. Fu liberato grazie all'intervento di Benedetto XV, ma tornò solo per dipingere la vita dei soldati sul fronte.
Dopo la fine del conflitto, Sartorio viaggiò nuovamente in Egitto, Siria e Palestina, realizzando numerosi paesaggi. Nel 1930 partecipò per l’ultima volta alla Biennale di Venezia. Morì a Roma nel 1932, lasciando dietro di sé un'importante eredità artistica.