Biografia di Aldo Schmid
Aldo Schmid nasce a Trento nel 1935 da una famiglia di antiche origini viennesi. Segue i corsi superiori all'Istituto magistrale a Trento, nel frattempo maturano le esigenze della sua vocazione artistica. Approfondisce così le sue conoscenze sulle origini delle avanguardie, Visita Roma e Venezia dove stabilisce rapporti con i maggiori artisti di queste città. Stringe rapporti con Guidi che si interesserà del suo lavoro, e con Toni Toniato animatore della rivista Evento, vicina alle posizioni delle estetiche fenomenologiche. A Salisburgo segue i corsi diretti da Kokoshka e stabilisce fecondi rapporti con il maestro austriaco traendo dai suoi insegnamenti una visione dell'uomo, espressa in termini di neofigurazione, dai segni febbrili e dai contenuti alquanto drammatici. Dopo questa fase giunge a ricomporre l'immagine in una sintesi dinamicamente strutturata. Nel corso degli anni sessanta espone in numerose mostre collettive e nel 1964 conclude l'impegno per una personale alla Galleria del Cavallino di Venezia, alla Ferrari di Verona e alla Galleria 2000 di Bologna. L'anno successivo gli viene conferito il Premio San Fedele di Milano quale riconoscimento per uno dei migliori giovani artisti italiani. Dopo la mostra al Cavallino, si impegna nello studio delle varie dottrine sul colore e delle espressioni attuate in questo ambito dagli artisti moderni, da Seurat a Matisse, da Mondrian a Max Bill. Nel 1967 espone nuovamente i risultati delle sue esperienze pittoriche alla Galleria del Cavallino di Venezia e stabilisce costanti rapporti con i critici Marchiori e Apollonio che si occuperanno del suo lavoro. Entra in contatto con il pittore giapponese Nabuya Abe che lo include nel gruppo "Illumination", che riunirà esponenti di vari paesi, impegnati in esperienze di nuova astrazione. Col gruppo egli esporrà in Germania, Svizzera e in varie città italiane. Verso la fine di quel decennio conclude il ciclo della "Strutture colore" e dà avvio alla "Sequenze" e alle "Frequenze" che si incentrano su un processo di verifica oggettiva dei rapporti fra colori primari e secondari e che presenta a partire dal 1970 alla Galleria L'Argentario di Trento. Il nuovo decennio si apre con il primo premio della rivista "Le Arti" e con una personale alla Galleria del Naviglio di Milano. Viene invitato da Marchiori a partecipare alla Rassegna "Sguardo a Nord-est". Soggiorna per qualche tempo a Milano e frequenta l'ambiente degli artisti e degli architetti, sostenuto dall'amico Baldessari. Entra in contatto con il "Gruppo zero" che lo invita ad esporre a Düsseldorf. Nel 972 aderisce alla mostra "Per pura Pittura" che accerta la linea della nuova astrazione in Italia e che costituirà un punto di riferimento per ogni ulteriore indagine critica sulla situazione della nuova pittura; espone un gruppo di opere alla X Quadriennale di Roma, nella sezione curata da Filiberto Menna. Viene invitato alla XXXVI Biennale di Venezia con un gruppo di lavori grafici. Nel 1973, accompagna la mostra organizzata a Bergamo (Galleria Method) dal critico Luciano Francalanci con un saggio che riassume le sue concezioni scientifiche ed estetiche. Viene invitato da Giorgio Cortenova alla mostra "Un futuro possibile", organizzata dal Museo Civico di Ferrara. Espone inoltre alla mostra di Bolzano sul tema "La pratica pittorico". Sviluppa l'analisi delle interferenze fra i contrasti e quella dell'annullamento del margine per ottenere una fusione dei colori, secondo progressive trasparenze e gradualità. A Venezia, presso la Biblioteca Marciana, conclude personali ricerche utili a completare il suo voluminoso studio sulla problematica del colore, ad oggi inedito. Nel 1976 è invitato da Luciano Caramel alla rassegna "Colore" nell'ambito del Premio Silvestro Lega. Col pittore Veronesi discute i risultati teorici di reciproche esperienze sul colore. Espone alla Galleria Ferrari di Verona un ciclo di ultimi dipinti. Nel 1976 si impegna per portare a termine le 720 permutazioni del Non nero, già iniziato da tempo. Lo stesso anno realizza le Cromotipie che sono pura energia di radiazione cromatica che forma la sostanza della realtà pittorica. Studia intanto il progetto di un apparecchio elettronico di indagine delle gradualità combinatone secondo schemi di proporzione progressiva dei pigmenti, di quantità e densità dei colore. Nel 1977 incontra a Parigi il critico Marcelin Pleynet e con lui prende accordi per una collaborazione. Con alcuni artisti trentini (Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli. Gianni Pellegrini, Luigi Senesi, Giuseppe Wenter Marmi) fonda il gruppo Astrazione Oggettiva sulla base di un programma da lui elaborato. Nel 1978 è in contatto con un noto editore italiano per pubblicare il libro da lui scritto sulla teoria del colore; durante un viaggio a Roma, dove andava per discutere sull'introduzione del volume, rimane vittima del tragico incidente ferroviario avvenuto sulla linea Bologna-Firenze.