Biografia di Antonio Secci
Antonio Secci, nato a Dorgali (NU) nel 1944. Vive e lavora a Cala Gonone (NU).
Si forma come artista in Sardegna a cavallo della metà degli anni 50, in una condizione di silenzio e di isolamento. La natura è la fonte di ispirazione e curiosità. Antonio Secci lascia momentaneamente la Sardegna, per trasferirsi a Milano, nel 1966, spinto in questa scelta da due artisti che ha conosciuto sull'Isola. Si tratta di Gianni Dova e Guy Harlotf, i quali - colpiti dalle qualità pittoriche del giovane, appena ventiduenne - lo invitano a trasferirsi nella metropoli e insistono affinché si iscriva all'Accademia di Belle Arti di Brera. In realtà, in quel momento, prima di arrivare in Lombardia, Secci pratica una sorta di ingenuo surrealismo che, confrontato con la sua ricerca seguente, non può assolutamente essere considerato significativo, ma già nel modo di affrontare la superficie scenica del dipinto, nella capacità di dare alla forma un respiro aereo e indipendente rispetto al piano di fondo, egli mostra uno spiccato senso dello spazio.
Logico che tale acuta sensibilità, al momento applicata a figurazioni oniriche, interessi particolarmente Dova: l'artista romano - oramai milanese d'adozione - dopo aver firmato nel 1967, insieme con Fontana, Joppolo e Tullier, il Primo Manifesto Spaziale e dopo aver preso parte, negli anni '50, al Movimento Nucleare di Baj e Dangelo, si è volto da tempo verso un'astrazione surrealista che fonde la materia pittorica con la rappresentazione di personaggi metamorfici e geometrizzanti. Nello stile del giovane autore sardo può dunque leggere un sentire comune che, dichiaratamente, li avvicina. E che Harloff e Dova non si fossero sbagliati Io dimostra, appena due anni dopo, Metamorfosi, opera poi pubblicata addirittura in un catalogo personale del 1989.
Durante questi anni di 'apprendistato' l'artista di Dorgali seguirà e vedrà da vicino la creazione di serie quali quelle dei Soli, delle Eclissi e dei Landscape. Anche Crippa, artista già famoso, con all'attivo partecipazioni alla Biennale di Venezia e personali presso gallerie allora decisamente importanti, crede fermamente nelle capacità dell'artefice sardo, tanto che gli dedicherà uno scritto di presentazione e, nel 1970, firmerà con lui due Composizioni. L'artista monzese non è nuovo alla realizzazione di lavori 'a quattro mani' ma, prima di Antonio Secci, avevano sottoscritto con lui un'opera comune soltanto Lucio Fontana e Victor Brauner (ovvero il teorico dello Spazialismo e uno dei più importanti esponenti del Surrealismo). Questa fiducia incoraggia Secci e spinge galleristi e collezionisti a interessarsi della sua ricerca. Le due opere sono frutto di una collaborazione semplice e immediata, basata sulla sovrapposizione dei segni distintivi dei due artisti: in un lavoro Crippa dipinge, in modo efficacemente stilizzato, un Sole rosso fuoco e perfettamente sferico, di forte impatto cromatico ed emotivo, tramontante su un panorama costituito da linee di luce appena visibili e leggermente oblique; nell'altro un sintetico Landscape finemente materico.
Nei lavori di questi anni - dal 1970 al 1972 - l'artista, che considera i metalli come 'impulsi-pensiero capaci di intervenire sopra una materia concitata (ma non ancora quanto lo sarà in seguito ), ha deciso di combattere, a modo suo, il Vuoto sacrale e vincolante della tela, facendo propri alcuni assunti degli spazialisti, anche Secci vuole vincere le "frontiere" bidimensionali del quadro, intende trattare lo spazio reale all'interno della riflessione artistica. Lo fa mettendo in risalto - con un segno convulso e apparentemente gestuale, ma in realtà progettando accuratamente - i punti di crack dell'opera violentandone i limiti grazie alla velocità. Il segno è infatti soprattutto veloce, per questo il risultato sembra essere soltanto la traccia di un aeroplano, troppo rapido per essere visto, ma in grado di lasciare un'orma combusta, aggressiva e modernista del suo passaggio. Le impronte che restano sui fondi palpitanti di colore certificano che, precedentemente, ha avuto luogo un folgorante evento, di cui quei segni sono la descrizione, l'ideogramma capace di evocarlo. La velocità del gesto e il pulsante desiderio di trasformazione che riscontra nella materia non possono che indirizzare Secci verso un'idea di mutazione prepotente e immediate.
Questa intuizione,che prenderà in seguito definitivamente corpo nelle serie delle esplosioni delle folgori, produce i lavori esposti nel Marzo del 1972 presso Diarcon Due Arte Contemporanea a Milano.