Biografia di Francois Truffaut
François Trauffaut nasce a Parigi nel 1932. Durante l'occupazione tedesca, da bambino, si rifugiava nelle sale cinematografiche di Montmartre, trovando sollievo all'infantile disadattamento nelle narrazioni noir o nelle storie d'amore. Adolescente, è stato 'adottato' dal grande critico André Bazin, che lo ha fatto uscire dal riformatorio di Villejuif, trovandogli un lavoro nella sezione cinema di "Travail et culture". Dopo un periodo trascorso in carcere per diserzione, è sempre stato Bazin a farlo assumere al Service cinématografique del Ministero dell'agricoltura (1953) e a farlo entrare come critico nella redazione delle riviste "Arts" e "Cahiers du cinéma".
Nel 1954, un suo articolo pubblicato sui "Cahiers du cinéma" e intitolato Une certaine tendence du cinéma français ha suscitato grande scalpore e François Trauffaut si è segnalato, a soli ventidue anni, come uno dei critici più aspri e intransigenti, contraddistinto da slanci di totale ammirazione per alcuni registi. Dopo essere passato dalla critica militante alla regia con alcuni cortometraggi, come Une visite (1954), Les mistons (1957; L'età difficile), che già anticipava alcuni temi chiave del suo cinema, e Histoire d'eau (1958) diretto con Godard, è esordito nel lungometraggio con un'opera di forte sapore autobiografico, intensa e sofferta, Les 400 coups, dedicata alla memoria del suo 'salvatore', Bazin, morto alla vigilia del primo ciak, ma anche alla propria memoria infantile.
Grazie all'inatteso successo del primo film e forte della sua attività critica, François Trauffaut ha penetrato nell'universo poetico dei grandi maestri che amava e se ne è appropriato, servendosene come di un laboratorio prezioso di conoscenze, mestiere e tecnica. Da Rossellini ha imparato il gusto della chiarezza e della logica; da Lubitsch l'arte della comunicazione indiretta; da Renoir che l'attore è più importante del personaggio. Sulla base di un'interpretazione radicale della teoria della politique des auteurs che aveva contribuito a formulare negli anni Sessanta, François Trauffaut ha concepito i suoi film come sfide, la più importante delle quali è sottomettersi ai codici, per esempio quelli dei generi e, all'interno di queste costrizioni, trovare la più grande libertà d'azione.
L'aspetto più importante del suo lavoro è stato però il concetto di cinema portato 'fino all'estremo', ovvero un bisogno di cinema che ha spinto il regista a rischiare e a lanciare delle sfide, per esempio, girando negli anni che egli definiva 'del terrorismo ideologico' due film straordinari per libertà intellettuale e anticonformismo come Baisers volés e La sirène du Mississippi (1969; La mia droga si chiama Julie), ma anche evitando i cliché, le idee del momento, le mode e gli sperimentalismi.
Giovanissimo cinéphile, aspro polemista, amorevole curatore di libri, tenero regista, autore premiato e attore indimenticabile di alcuni suoi film, le tappe della sua esistenza sono tutte qui, legate al cinema, incomprensibili senza il cinema, quest'arte indiretta, come egli stesso l'ha definita, che nasconde mentre mostra.