Asta 432 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Tradizionale
Lotto 21
L'opera è accompagnata da expertise a cura di Roberto Pancheri, Trento 2021, che di seguito riprendiamo.
Lucrezia Borgia (Subiaco 1480-Ferrara 1519), è stata una delle più note personalità del Rinascimento, divenuta una figura quasi leggendaria a causa della sua vita avventurosa e della condotta spregiudicata della sua famiglia d'origine. Il riconoscimento dell'effigiata è possibile grazie al confronto con alcuni dipinti già noti raffiguranti le sembianze di Lucrezia, secondo la sua più accreditata iconografia. Il più importante di essi si conserva al Musée des Beaux-Arts di Nimes in Francia e presenta evidenti affinità con quello in esame, sia nei lineamenti del volto sia nel ricco vestiario sia infine nell'artificiosa acconciatura dei capelli. Il dipinto di Nimes, che raffigura la giovane dama a mezzo busto, pervenne al museo nel 1869 in seguito al legato del collezionista Robert Gower ed è sempre stato considerato un ritratto di Lucrezia Borgia, come si ricava da un'incisione d'après risalente alla seconda metà del XIX secolo. Si deve a Bernard Berenson l'attribuzione al pittore Bartolomeo Veneto, a lungo accettata dalla critica. Tuttavia l'opera è oggi esposta nel museo francese con la prudente indicazione "copia da un originale perduto di Bartolomeo Veneto", mentre l'identificazione dell'effigiata con la duchessa di Ferrara non è stata messa in discussione. Nel catalogo della mostra su Lucrezia Borgia allestita al Palazzo Bonacossi di Ferrara nel 2002, il ritratto di Nimes è definito da Laura Laureati "un punto fermo, forse l'unico esistente, dell'iconografia lucreziana" e viene considerato "una derivazione da un altro ritratto, oggi disperso ma noto da una fotografia, della collezione Rebuschini di Como proveniente, sembra, dalla raccolta dei ritratti di personaggi illustri di Paolo Giovio". Il dipinto è datato in quella sede tra il 1510 e il 1520, in considerazione del fatto che la duchessa "è rappresentata in età ormai matura, oltre i trent'anni, con un viso dall'ovale pieno e uno sguardo gentile, ma severo". Le stesse considerazioni valgono per il ritratto a tre quarti di figura reso noto in questa sede. Anche in un più recente studio sull'iconografia di Lucrezia Borgia pubblicato nel 2012 dalla studiosa americana Allyson Burgess Williams, storica dell'arte alla San Diego State University, viene confermata l'identificazione del dipinto di Nimes come ritratto di Lucrezia Borgia. Esso viene descritto dalla studiosa come copia "di un originale perduto", che fu eseguito da Bartolomeo Veneto tra il 1508 e il 1510, datazione basata sull'analisi dell'abbigliamento e dei gioielli che la dama indossa. Altri ritratti molto simili a quello in esame sono documentati da foto d'archivio e fanno sempre riferimento a Lucrezia Borgia nonchè a un ignoto pittore ferrarese. In particolare, quello già segnalato a Venezia nella collezione Guggenheim presenta lo stesso taglio e la stessa postura del nostro, sebbene siano assenti le perle e gli altri preziosi gioielli, mentre la qualità della stesura pittorica appare chiaramente inferiore. Lo stemma dipinto nell'angolo superiore destro della tela in esame non è stato finora identificato: a un primo esame superficiale sembra un'aggiunta di epoca più recente e comunque non risulta pertinente all'effigiata, non avendo elementi in comune nè con le insegne araldiche dei Borgia, nè con quelle dei tre mariti di Lucrezia (salvo l'aquile bicipite che è presente nello stemma degli Este). Pittore rinascimentale di incerta origine e dai contorni biografici ancora sfumati, Bartolomeo Veneto fu attivo tra il 1502 e il 1531 ed è autore di un buon numero di ritratti, molti dei quali di controversa interpretazione. Anche la sua opera più celebre, Flora dello Stadelsches Kunstinstitut di Francoforte, è stata in passato pubblicata come possibile ritratto di Lucrezia Borgia. Tutto ciò premesso, ritengo che l'opera in esame presenti strette affinità stilistiche e compositive con la produzione pittorica di Bartolomeo Veneto, ipotizzando che sia stata eseguita nella sua bottega o da un abile copista del XVI secolo, probabilmente sulla base dello stesso prototipo da cui dipendono sia l'esemplare già Guggenheim, sia la tela di ubicazione ignota documentata da una foto in bianco e nero della Fondazione Federico Zeri.
Base d'asta: € 5.000,00
Stima: € 10.000,00 - 15.000,00
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