Asta 432 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Tradizionale
Lotto 160
L'opera è accompagnata da certificato di libera esportazione.
Felatura passante sulla tesa, lato sinistro. Sul retro etichetta“169 AN AMUSING URBINO DISH painted in the usual palette of blue, green, yellow and ochre, with the story of Pyramo and Thisbe, the hero lies with his spear through his body by the side of Ninus’ tomb. Thisbe and the lioness stand close by. A city in the background the tomb inscribed with the names of the lovers, 10 incs, circa 1540".
Provenienza: Collezione Genova, Venezia; "Importanti maioliche rinascimentali", Sotheby’s Firenze, 19 ottobre 1970, lotto 89; "Importanti mobili, arredi e oggetti d'arte, porcellane e maioliche", Pandolfini Firenze, 19 novembre 2015, lotto 111.
Bibliografia: M. Bellini e G. Conti, "Maioliche italiane del Rinascimento", Milano 1964, p. 147, tav. B.
Il soggetto, tratto dalle "Metamorfosi" di Ovidio, riprende il momento ferale del tragico mito di Piramo e Tisbe: i due giovani, in fuga per poter vivere il proprio amore contrastato dalle rispettive famiglie, convengono di ritrovarsi insieme in un luogo vicino ad un albero di gelso, presso il sepolcro del Re Nino. Qui giunge prima Tisbe, che riesce a stento a scampare all'attacco di una leonessa, lasciando però a terra un velo insanguinato: vedendolo e ritenendo morta l'amata, Piramo si uccide lanciandosi sulla sua spada. Ritrovato il suo corpo, per la disperazione anche Tisbe si unisce al suo destino: gli dei, commossi dall'amore dei due giovani, decidono in seguito di mutare il colore dei frutti del gelso, sotto cui erano morti i due amanti, in rosso vivo. Nel piatto sono presenti tutti i dettagli del mito, e il momento raffigurato è proprio quello in cui Tisbe scopre il corpo senza vita di Piramo: i nomi dei due protagonisti appaiono anche incisi sul fronte del sepolcro sul lato destro. Già attribuito da Bellini e Conti a una bottega urbinate, il piatto è stato successivamente ricondotto per motivi stilistici all'ambito durantino, nello specifico alla bottega di Ludovico e Angelo Picchi, con un possibile e calzante confronto con un piatto raffigurante la "Sfida tra Apollo e Marsia" del Walters Art Museum a Baltimora, attribuito alla bottega di Andrea da Negroponte, attivo proprio nella bottega dei Picchi a Casteldurante dalla fine degli anni '40 del XVI secolo fino al 1563.
Misure: 5.0 x 27.5 cm
Base d'asta: € 6.000,00
Stima: € 12.000,00 - 18.000,00
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