Provenienza: Collezione Privata, Brescia

Il dipinto che risale all'ultima decade del Settecento, proviene da una nobile casa bresciana, dove era tradizionalmente riferito a Domenico Vantini. L'attribuzione è confermata dall'esame stilistico, basato sui confronti con opere note del valente pittore, ritrattista in miniatura e nel grande formato.
Raffigura la Contessa Marianna Terzi Lana, elegantemente abbigliata in taffetà verde acqua, che trattiene con garbo la veste, mentre mostra una lettera indirizzata al figlio Giovanni (in risposta alla missiva a lei rivolta posata sul tavolo) effigiato nel piccolo ovale che tiene puntato sul petto.
Celebrazione di intimi affetti familiari, pur nella sobrietà della rappresentazione, l'effige di Marianna Terzi Lana trova riscontro nel ritratto di piccolo formato raffigurante una Giovane donna con foglio di musica conservato in collezione privata, che mostra il medesimo sguardo fiero e la stessa resa efficace, asciutta, basato su un solito impianto disegnativo. Marianna reca sul petto un ovale raffigurante il figlio Giovanni, che rimanda per la vivacità dello sguardo, rivolto allo spettatore, e la pennellata libera, al ritratto eseguito dal pittore al figlio Rodolfo all'età di due anni. Per i confronti si veda il catalogo della mostra Ritratti del primo Ottocento a Brescia (Brescia, Civici Musei d'Arte e Storia, 1995, pp. 8,9, 26). Giovanni Pietro Terzi Lana era figlio di Gaetano Mauro e di Marianna Giudici ( nata nel 1782-1852). Rimasto orfano del padre nel 1792, ebbe come tutore Rutilio Calini, che, su suggerimento di Francesco Mazzuchelli, lo inviò al collegio Cicognini di Prato, dove giunse il 17 novembre 1792 e rimase fino al 29 maggio 1798: queste date costituiscono l'intervallo certo di esecuzione del grande ritratto