Asta 445 | ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - SELECTED Online
Lotto 76
firma e data
sul retro: etichetta con firma dell'artista e dedica ad personam datata al 1972
PROVENIENZA
Studio dell'artista
Collezione privata, Roma
Nuvolo realizza le serotipie per tutta la vita, praticamente dal 1951 al 2006. Potrebbe essere definito il suo ciclo pittorico ininterrotto, quello con il quale nasce e quello con il quale saluta il mondo. In fondo, sotto l’alveo magistrale di Burri, sono una sua assoluta invenzione. Come le definì Emilio Villa, poeta, scrittore, figura fondamentale del secondo novecento e colui che le portò alla ribalta dall’arte nazionale dopo averle viste per la prima volta durante una delle sue ripetute visite nello studio di Burri a via Margutta: ”Per serotipia si intende la pittura con i mezzi della serigrafia o silkscreen, ma condotta nei limiti dell’esemplare unico ed irripetibile”. Nuvolo anche per questo si può considerare un anticipatore: anticipa l’informale, anticipa la pop art, ne introietta e ne demistifica il linguaggio. Insomma va subito oltre. E questo suo intuito artistico, poetico, profondamente scientifico e matematico non poteva non colpire Alberto Burri, Corrado Cagli, Ettore Colla che lo prenderanno infatti nel corso del cammino come assistente e compagno per un certo periodo di strada. Ma non sono i soli. Basti citare Amerigo Tot, scultore ungherese, che coinvolgerà Nuvolo per il grande fregio della Stazione Termini, vincendo il concorso alla faccia dei tanti altri artisti che vi parteciperanno. Potremmo dire che una parte della storia dell’arte del secondo novecento è disseminata dalla presenza di Nuvolo, che come una nuvola appunto attraversa i cieli, senza lasciare firma, ma puntellando la volta stellata di ghirigori, di segni, di strane comete. Semmai apponendo firme nei suoi scritti giovanili tra le pagine fondamentali di Arti Visive della Fondazione Origine che gli apre le porte di gallerie fondamentali come la Numero Uno di Firenze di Fiamma Vigo.
La serotipia, quella che vi presentiamo in asta, rarissima, preziosissima, proviene dalla sua collezione personale, come da cartiglio apposto sul retro, vissuta come regalo ad antichi amici nel 1972, e ne è presente firmata a penna la dedica ed autografata, risale al 1965, e fa parte del cuore della sua ricerca industriale, ma unica e irripetibile. Quasi una visione infernale, quasi un sogno: se ne intravedono i segni al limite del surreale. Con acrilico, colore alla nitrocellulosa, olio, smalto e tempera. Un impasto quasi da action painting, e comunque non distante dal dripping di Pollock, che viene poi dall’artista di Città di Castello, luogo magico e spettacolare dove apprende le tecniche di stampa più raffinate ed antiche, deposto, quasi adagiato su carta, carta di riso cinese, cartoncino, celotex e truciolato. E poi successivamente magistralmente intelato, come potrete constatare. Se avrete voglia di fare un giro nell’archivio Nuvolo, nella sezione portofolio, ne vedrete alcuni altrettanto belli, potenti, riflettenti.
Già, perché la serigrafia di Nuvolo che viene prima, lo ribadiamo della Pop art, ci spiega che è lo stesso modulo tecnico a determinarne le prerogative tecniche, cromatiche, formali, laddove il telaio di seta non timbra, ma serve solo da forma al colore. Questa matrice serigrafica allora, schermo a stampino, diventa per Nuvolo tra i luoghi prediletti dove versare il colore, dove depositarlo secondo le infinite possibilità della sua fantasia. E il pezzo che vi presentiamo lo dimostra in maniera esemplare. Queste stampe a colori a base di resine acriliche ed epossidiche creano, citiamo un pensiero razionale di Nuvolo, uno speciale spessore, che diventato polimero si trasformerà quasi in lastra di materiale plastico. Ed è l’impressione che se ne ricava guardando l’opera che vi presentiamo. Usando il setaccio l’artista poi sceglie i colori. E gioca attorno alle loro infinite sfumature; quel sogno realizzato delle 150 gradazioni di grigio che si sovrappongono in un altro celebre lavoro. Non è pittura, non è incisione. E’Nuvolo. Che sogna di tappezzarne così un’intera autostrada.
Tanto da incantare persino Peggy Guggenheim che ne comprò nel 1958 molte opere e poi le espose fieramente per poi donarle A Boston al Museo di Fine Arts.
Se pensiamo poi che la dedica di quest’opera, vergata sul retro, a firma di Nuvolo, risale al 1972, proprio l’anno a cui riferiscono gli ultimi scritti di Villa su Nuvolo. Come a segnare l’inizio o la fine di un ciclo e di un nuovo cammino.
Nuvolo che lavora di stratificazione per aggirare la psiche e l’inconscio, a favore della luce artificiale e della stratificazione del colore, citando Germano Celant che ne scrive per il catalogo della Mostra : Nuvolo and Post War Materiality 1950-1965 presso Di Donna Galleries, New York, 2017-2018 e che vi invitiamo ad osservare bene nella Serotipia del 1965 che presentiamo. Jonathan Giustini
Tecnica: serotipia su carta applicata su tela
Misure: 35.0 x 50.0 cm
Anno 1965
Base d'asta: € 3.000,00
Stima: € 4.000,00 - 6.000,00
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