Fortunato Depero (Fondo, 1892 - Rovereto, 1960)Frequentò la scuola reale elisabettiana di indirizzo tecnico e artistico. Nel 1908 abbandonò la scuola per tentare l'esame di ammissione all'accademia di belle arti di Vienna, ma con esito negativo. Leggi la biografia completa
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Fortunato Depero (Fondo, 1892 - Rovereto, 1960)Frequentò la scuola reale elisabettiana di indirizzo tecnico e artistico. Nel 1908 abbandonò la scuola per tentare l'esame di ammissione all'accademia di belle arti di Vienna, ma con esito negativo. Si recò quindi a Torino dove fu garzone decoratore presso l'Esposizione internazionale del 1910, e dove incontrò lo scultore L. Canonica. Tornato a Rovereto, lavorò per un anno come garzone presso il marmista G. Sacanagatta. Le prime prove grafiche e scultoree mostrano l'influenza della cultura simbolista e accademica italiana. I disegni sono caratterizzati da un'accentuata tendenza all'allegoria, all'onirismo, al grottesco, inteso, quest'ultimo, come espressione di stati psichici rappresentati con impietosa e allucinata intenzionalità simbolica. Nel 1915 firmò insieme con Balla il manifesto Ricostruzione futurista dell'universo: i due artisti vi proponevano la realizzazione di "complessi plastici dinamici", del "giocattolo futurista", del "paesaggio artificiale" e dell'"animale metallico". Sempre nel 1915 prese parte, assieme agli altri futuristi, alla manifestazione interventista in piazza Venezia a Roma. Nel periodo in cui lavorava per Diagilev conobbe G. Clavel, poeta ed egittologo svizzero, col quale si recò a Capri nel 1917. Ilsoggiorno caprese segnò per l'artista un deciso ritorno alla figurazione, riproposta nei modi del cubismo sintetico. Tornato a Roma alla fine del 1917, il D. si mantenne in contatto con Clavel, col quale allestì i Balli plastici, che andarono in scena nell'aprile del 1918 al teatro dei Piccoli (palazzo Odescalchi), rappresentati dalla compagnia marionettistica Gorno dell'Acqua, su musiche di. A. Casella, G. H. Tyrwhitt-Wilson (Lord Berners), G. F. Malipiero, Chemenow (che Passamani, 1981, p. 294 n. 58 ritiene debba identificarsi con B. Bartok).Al rientro a Rovereto, nel 1918, l'artista fondò la "Casa d'arte Depero", dove potè concentrare molteplici attività.Nel 1928 partì per gli Stati Uniti, dove rimase fino al 1930, risiedendo per lo più a New York, lavorando come allestitore, illustratore e scenografo: copertine per Vogue (1929) e Vanity Fair; trasformazione degli interni dei ristoranti Zucca ed Enrico and Paglieri a New York; costumi per il balletto American sketches e scene per The new Babel (1929-30); queste ultime presentano notevoli somiglianze con le scenografie di F. Lang di Metropolis. Il balletto che il D. voleva mettere in scena al Roxy Theater di New York insieme a L. Massine non fu mai realizzato; alcuni bozzetti per le scene sono conservate nel Museo Depero di Rovereto. A New York aprì una casa d'arte futurista ("Futurist House").Durante il soggiorno statunitense l'immagine della metropoli entrò a far parte del mondo fantastico dell'artista. Nella città, giungla artificiale osservata non più con l'occhio entusiasta dei futuristi, ma secondo l'ossessiva deformazione prospettica espressionista, l'immagine dell'uomo, costretto a una vita quasi primitiva per le leggi feroci che impone, è modellata su quella di legnosi idoli arcaici: Famiglia negra in Elevated (1929), Cantiere sonoro (1929-30), Mulatto newyorkese (1944), Capogiro (1946), Composizione orientale (1949-50), tutti nel Museo Depero a Rovereto.Tra il 1941 e il 1942 il D. fu impegnato, nell'ambito dei lavori per l'E42, nell'esecuzione di un mosaico raffigurante Le professioni e le arti sulla parete esterna del palazzo delle Scienze (E42. ..., 1987).Dopo un secondo soggiorno negli Stati Uniti (1948-49), durante il quale abbandonò definitivamente ogni entusiasmo per la scena urbana, preferendole il paesaggio delle campagne e la cultura dei cowboys e dei pellirosse, il D. tornò a Rovereto. Qui dedicò gli ultimi anni della sua vita a pubblicizzare la propria immagine con mostre e con la fondazione del Museo Depero. Nel 1956 portò a termine la decorazione della sala consiliare del palazzo della Provincia di Trento.