Gianni Dessì è nato a Roma nel 1955. Numerose sono state le esposizioni in Italia e all’estero tra gli anni Ottanta e Novanta che hanno suscitato e accresciuto l’interesse della critica per l’opera di Gianni Dessì, tra le quali spiccano le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1984, nel 1986 e nel 1993. Leggi la biografia completa
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Numerose sono state le esposizioni in Italia e all’estero tra gli anni Ottanta e Novanta che hanno suscitato e accresciuto l’interesse della critica per l’opera di Gianni Dessì, tra le quali spiccano le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1984, nel 1986 e nel 1993. Una formazione legata anche al teatro d’avanguardia e l’uso di combinare linguaggi espressivi diversi hanno conferito al suo lavoro un carattere del tutto originale.
Sin dagli esordi i suoi dipinti non appaiono costretti entro i confini della tela, ma si espandono al di là, sui muri che li accolgono come a sottolineare l’intento di espandersi verso uno spazio “altro”, oltre i limiti canonici.
Emblematici in tal senso sono gli imponenti interventi murali realizzati nel 1994 per la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e nel 1996 per una delle pareti del Palazzo delle Esposizioni a Roma in occasione della XII Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte.
Dagli impasti materici emergono immagini arcaiche e primigenie. Si tratta di ellissi, rombi, simboli dell’infinito, occhi e spirali, fessure e semisfere che popolano un panorama esoterico e straniante. Gli elementi metallici, ora annodati al centro ora applicati in forma di larghe placche, così come i volumi che talora sporgono dalle tele, entrano in tensione con la frontalità dell’opera obbligando lo spettatore a continui spostamenti per intuire la complessità estrema delle forme che osserva. Dell’inverno 2001-2002 è Gianni Dessì, legenda, la prima personale alla Galleria dello Scudo. La grande mostra allestita al MACRO a Roma tra febbraio e marzo del 2006 documenta l’evoluzione ulteriore del suo linguaggio, aperto all’utilizzo di nuovi materiali come la vetro resina, imperniato sulla creazione di singolari giochi prospettici in ambientazioni modificate a tale scopo (camerae pictae), e avviato negli ultimi anni verso ricerche plastiche che, contrariamente al suo impegno pittorico, sono legate alla figurazione.