Asta 409 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Tradizionale
Lotto 179
Mancanze e difetti. Opera dichiarata di interesse particolarmente importante dal Ministero per i Beni, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo ai sensi dell’art. 10 comma 3 lettera d) del DecretoLegislativo n. 42 del 22/01/2004. L'opera è accompagnata da una relazione storico-artistica (di cui si riporta di seguito un estratto).
Bibliografia: J. Cavallucci, E. Molinier, "Les Della Robbia. Leur vie et leur oeuvre", Parigi 1884, p. 246; C. Beni, "Guida illustrata del Casentino", Firenze 1889, p. 198; M. Cruttwell, "Luca & Andrea della Robbia and their successors", Londra 1902, p. 353; C. Beni, "Guida illustrata del Casentino", Firenze 1908; L. Burlamacchi, "Luca della Robbia", Londra 1908, p. 116; Elenco degli Edifici Monumentali, XXXVI, Provincia di Arezzo, Roma 1916, pp. 89, 90; A. Marquand, "Giovanni della Robbia", Princeton 1920, p. 181; C. Beni, "Guida del Casentino", Firenze 1958, p. 199; F. Niccolini, "Nuova guida del Casentino", Arezzo 1968, p. 193; C. Beni, "Guida del Casentino", Firenze 1983, p. 222; A. Batistoni, "Pivieri dell’Alto Casentino, Comunità Montana del Casentino", Stia 1992, p. 130; L. Bencistà, Arte a Pratovecchio, «Corrispondenza», XXI, 1, 39, San Giovanni Valdarno 2001, pp. IV-V; A. Bellandi, "Per un Atlante delle emergenze storico-culturali nel territorio del Parco", Borsa di studio indetta dal parco nazionale delle foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna: Indaginesulle emergenze storico-culturali meritevoli di tutela e attenzione nel territorio del Parco, Anno: 2000/2001 Responsabilità scientifica: Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della RegioneEmilia Romagna, p. 23 (https://www.parcoforestecasentinesi.it/sites/default/files/images/cartella_ricerca/Borsa%20di%20studio%20Bellandi.pdf); Vivere Pratovecchio, Semestrale dell’Amministrazione Comunale di Pratovecchio, Anno I, Numero I, 2002, p. 28; G. Landi, "Pratovecchio. Terra d’illustri memorie", Pratovecchio Stia, Arti Grafiche Cianferoni 2014, p. 208; G. Landi, "Bruciano le stagioni. Storia di una famiglia", s. d. (2019?), s. p. (p. 5, 42?).
L’altorilievo oggetto di questa relazione ha una storia particolarmente travagliata anche se, allo stesso tempo, comune a molti altri simili manufatti ancora presenti in Casentino ma non più nella loro originaria collocazione, o migrati da questa valle verso altri lidi.
Con oltre cinquanta opere il Casentino si presenta come la vallata dove la concentrazione degli invetriati risulta più estesa rispetto alle altre zone della Toscana. Gli altari realizzati da Andrea della Robbia e dalla bottega per l’arredo del Convento della Verna e le terrecotte policrome di Santa Maria delle Grazie presso Stia modellate da Benedetto Buglioni sulla fine del Quattrocento, rappresentano i due episodi più rilevanti. A questi lavori, che ornano edifici religiosi, sono da aggiungere altri rilievi, tabernacoli e arredi liturgici ampiamente diffusi nel territorio casentinese. [...] fin dal 1884, nel paese di Pratovecchio la letteratura artistica segnala la presenza di manufatti dei della Robbia: una Madonna col Bambino di Andrea della Robbia, oggi nella chiesa di Santa Maria Assunta a Stia, ma proveniente da una cappellina posta lungo la strada tra Stia e Pratovecchio che venne abbattuta con la costruzione della ferrovia nel 1888, il tabernacolo di Borgo di Mezzo, oggi attribuito a Marco della Robbia, figlio di Giovanni, con la Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e San Giovanni Battista, ancora in loco, un tabernacolo eucaristico riconosciuto a Giovanni della Robbia nella vicina chiesa parrocchiale di Santa Maria a Casalino e la Madonna col Bambino e San Giovannino, oggetto del nostro intervento, proveniente da un tabernacolo posto sulla facciata di Casa Brocchi poi a lungo trasferita nella controfacciata della chiesa del Santissimo Nome di Gesù.
L’opera raffigura la Madonna seduta su uno scranno leggermente modanato che sorregge sulla gamba destra il piccolo Gesù. Questi, che al momento del trasferimento del manufatto dalla facciata del palazzo Brocchi alla propositura ha perduto il braccio destro, ancora evidente nelle foto più antiche, tiene nella mano sinistra un piccolo pomo giallo. La Madonna indossa un ampio, regale mantello azzurro foderato di verde, chiuso sul petto da un prezioso fermaglio composto da un rubino incastonato e circondato da un giro di perle, sopra una tunica purpurea - il rosso, assente nella tavolozza robbiana, è surrogato dal manganese - cinta da una fusciacca e bordata ai polsi in giallo oro. Alla sinistra della Vergine, San Giovannino, con le mani giunte e vestito con una rustica tunica di pelle di cammello, allusiva alla sua vita eremitica, guarda verso il Bambino Gesù. La sua figura rivela anche un sofisticato gusto ‘all’antica’ reso ancor più esplicito nella foggia romana dei calzari che il piccolo indossa. Ai due lati della testa della Madonna, nella centina solcata da un cielo striato da sottili nubi blu e gialle, si dispiegano due cherubini, ciascuno con tre paia di grandi ali dal colore azzurro e purpureo, e al di sopra la bianca Colomba dello Spirito Santo dalla cui bocca promana un fiotto di luce dorata. Sulla base del rilievo scorre la scritta, mutila nella parte iniziale, a lettere capitali di colore nero su fondo bianco, REGINA CELI LETARE ALLELVIA, celebre antifona mariana che nella liturgia viene principalmente recitata in sostituzione dell’Angelus, nel tempo pasquale, ma anche recitata quotidianamente all’interno della preghiera della Liturgia delle Ore. Questa stessa frase ritorna sulla base del trono dove siedono la Madonna col Bambino in una grande pala d’altare, recentemente restaurata, realizzata da Giovanni della Robbia nei primi anni Venti del Cinquecento per il convento domenicano di Santa Lucia in Camporeggi e trasferita in seguito alle soppressioni napoleoniche del 1808 nella Cappella Pulci Berardi della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Quest’opera è databile ai primi anni venti del Cinquecento e si rivela come esempio dei più virtuosi e riusciti dello stile maturo di Giovanni della Robbia, oltre a presentare molti elementi che ritornano identici nel rilievo pratovecchino. Giovanni della Robbia (1469-1529/30), uno dei cinque figli di Andrea, insieme ai fratelli Luca il Giovane, Girolamo, Marco e Francesco, questi ultimi due divenuti poi frati domenicani, aveva intrapreso la carriera paterna. Rispetto a Luca il Giovane, rimasto vicino al padre a condurre la bottega producendo opere quasi esclusivamente a destinazione religiosa, Giovanni si rivolse ad un pubblico più vasto e variegato, diversificando la tipologia di produzione e cimentandosi anche in opere destinate alla fruizione profana o all’arredo domestico. Le sue opere sono spesso caratterizzate da un gusto fortemente eclettico, decorativo e didascalico, esercitato attraverso una cromia vivace ed un’esuberante ricchezza di particolari per i quali egli guarda con occhio attento ai celebri modelli pittorici della tradizione fiorentina (Ghirlandaio, Perugino, Lorenzo di Credi) e alle coeve proposte pittoriche dalle quali poi assorbe anche tutte le inquietudini derivanti dall’incipiente manierismo. Giovanni della Robbia, portò avanti la tradizione di famiglia, aggiungendo alla tavolozza originaria una più ampia gamma di colori: smalti azzurri, verdi, bruni e gialli donano alle sue creazioni un inusitato dinamismo cromatico che dovette passare anche nello stile del figlio Marco (1503-1527). [...] Una delle opere realizzate nell’ambito della bottega di Giovanni e che più si avvicinano alla nostra è senza dubbio il rilievo con la Madonna col Bambino conservato in un tabernacolo viario all’interno del borgo di Civitella in Val di Chiana, in corrispondenza della Porta Senese, datato 1522 e commissionato da un possidente del luogo. L’opera, benché mutila di molte sue parti, prima fra tutte la figura del San Giovannino, probabilmente inginocchiato ai piedi della Vergine – come nel rilievo del museo di Sant’Agata del Mugello - è circondata dalla tipica ghirlanda robbiana a frutti e foglie che viene naturale domandarsi se fosse presente in origine anche nel nostro rilievo.
(Per lo storico delle ubicazioni dell'opera, si rimanda alla scheda integrale disponibile su richiesta)
Misure: 75.0 x 42.0 cm
Base d'asta: € 45.000,00
Stima: € 45.000,00 - 55.000,00
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