Lotto 103

Luca Giordano (1634 - 1705)

Matrimonio mistico di Santa Caterina

L'opera è accompagnata da expertise a cura del Prof. Stefano Causa, giugno 2021.

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione.

Dentro uno spazio scuro e indeterminato -che il disegno appena leggibile del profilo di una colonna di sfondo qualifica come ecclesiastico o basilicale- la Madonna, complice il Bambino, è in procinto di incoronare una giovane Caterina, che sbuca da destra insinuandosi come una santa bambina intenerita.
Tra i temi prediletti dall'iconografia religiosa del Cinquecento e soprattutto del Seicento, tutta la scena del rituale, cui siamo ammessi adottando un punto di vista leggermente ribassato, è introdotta da due angeli al lato sinistro della pagina; uno dei quali ha appena recato il piatto con la corona.
Come suggerito dal titolo il quadro configura un episodio di stretta aderenza di Giordano al nuovo lessico decorativo di Pietro da Cortona. Si tratta di un canale altamente navigabile lungo il percorso del sommo pittore napoletano a partire, almeno, dal 1656; sia nelle opere sacre a destinazione pubblica (dalla pala di Santa Brigida a Napoli) sia in quelle private.
A dispetto delle dimensioni contenute, che sono quelle di un quadro da stanza, nello Sposalizio mistico le allusioni alla scena romana barocca si combinano al ricordo dei maestri veneziani di fine '500.
Paolo Veronese è sempre alle spalle. La fiorita cromatica in oro e rosso ne è un primo indizio, ma chiarissimo.
Il dipinto in esame è da far accomodare senza indugi nel corpus di Luca Giordano: vale a dire il maggior pittore napoletano del '600, oltrechè uno degli ultimi maestri nomadi del tardo Barocco europeo.

La rallentata lettura dello stile sollecita una cronologia nella primissima maturità del maestro; poco dopo il soggiorno fiorentino. Grossomodo, negli inoltrati anni 1670 -al tempo della decorazione di San Gregorio Armeno che, in base ai documenti, si fissa a fine decennio. In particolare in uno degli affreschi di tema benedettino del coro ricorre, con lievi modificazioni, lo stesso tipo femminile della santa Caterina della nostra tela.

Ora, per non circostanziare ulteriormente l'attribuzione del nostro dipinto, potremmo non muoverci da Napoli. Ma la rosa dei confronti dovrà includere positivamente le opere inviate fuori, allorchè il maestro, assurto in pochi mesi a vedetta della scena locale negli anni '60, riuscirà a imporsi su mercati professionalmente competitivi e garantiti come quelli fiorentini, veneziani e del Veneto di terraferma.

Ciò che colpisce di questa tela è la cordialità della scena. Giocato su una selezione di rossi e ocra dentro una sapiente gabbia chiaroscurale, il tema, rivisitato sino all'abusa da duecento anni di pittura italiana, riemerge affrontato con intimità accostante. Il sacro appare restituito nei termini di una riunione di famiglia.
L'arrotondamento dell'attribuzione si guadagna dal fatto che il profilo della santa ricorre in un dettaglio minore negli affreschi di San Gregorio Armeno; con il che rientra in gioco il dialogo a distanza, cui abbiamo alluso, tra Giordano e il toscano di adozione romana Pietro da Cortona.

Tecnica: Olio su tela

Misure: 85.0 x 125.5 cm

Tipologia oggetto Opere su tela/tavola

Dipartimento ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO

Periodo Arte antica

Base d'asta: 25.000,00

Stima: 30.000,00 - 50.000,00

Il lotto sarà battuto in asta il 13 dicembre a partire dalle 17:00.
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