ASTA 263 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
Lotto 338
Opera accompagnata da scheda di Laura Laureati datata 23 agosto 2017. L'opera qui presentata è un dipinto certo di Gaspare Vanvitelli ma anomalo rispetto alla sua produzione più nota, quella delle vedute di città, come Roma, Napoli o Venezia. Le leggere increspature dell'acqua in primo piano, sulla destra delle Veduta, così come i riflessi della terraferma sulla superficie trasparente del lago, la nitidezza dell'immagine dell'intero complesso monastico, nella zona sinistra, sono alcuni dei caratteri tipici del modo di dipingere di Vanvitelli. La Veduta è ideata e raffigura, io credo, un luogo d'invenzione, riunisce cioè due località geograficamente distanti: a sinistra si vede un complesso monastico con una chiesa dal portale rinascimentale e dal campanile romanico, entrambi in ambito centro italiano, nel fondale paesaggistico risaltano quegli elevati rilievi montuosi ispirati a modelli del nord Italia. Sulla destra in fondo, s'intravede un paese che ricorda la sagoma di località della Lombardia, del Lago Maggiore, di luoghi come Pallanza, presso le Isole Borromeo, che Gaspare Vanvitelli aveva visitato, disegnato e che conosceva bene. Al centro un grande bacino, forse un fiume o un lago. Il primo piano della Veduta a sinistra, mostra un paesaggio roccioso di colore verde-bruno che si presenta abbozzato, come se fosse stato lasciato non finito dall'autore. L'occhio del conoscitore vanvitelliano, in questo caso, trova conferma ed è anche sostenuto nella sua valutazione dalla presenza, molto importante, di un disegno preparatorio per una parte di questa Veduta ideata. Nella ricca produzione grafica di Gaspare Vanvitelli si conserva infatti, a Roma, nel Gabinetto dei disegni e della stampe, un suo disegno, appena abbozzato, che è preparatorio proprio per il lato sinistro di questa Veduta ideata (fig. 1). Raffigura un paesaggio montano con un monastero posto sulla riva di un fiume o di un lago. Nel 1915 G.J. Hoogewerff quando pubblicò il disegno, senza illustrarlo, lo definì così: Paesaggio con monastero sulla riva alta d'un largo fiume. Nello sfondo monti ( G.J. Hoogewerff, Disegni di maestri fiamminghi ed olandese nel Gabinetto Nazionale delle Stampe in Roma, in "Bollettino D'arte" 1915 p. 330 n.18). Fu Giuliano Briganti che, nel 1966, lo illustrò e lo descrisse così: Veduta ideata ispirata al paesaggio sabino sulle rive del Tevere (G. Briganti, Gaspar Van Wittel e l'origine della veduta settecentesca, Roma 1966 p. 333 n. 236d (fig.1) e G. Briganti, Gaspar Van Wittel, nuova edizione a cura di L. Laureati e L. Trezzani, Milano 1996 pp. 420-421 n. D378). E nel dipinto quella vasta porzione d'acqua può essere interpretata sia come un fiume dell'Italia centrale, il Tevere per esempio, sia, più probabilmente, come un lago. Gaspar Van Wittel, specialista e ideatore della veduta di città, del ritratto della città come genere pittorico, nelle sue vedute ideate, eseguite per lo più a partire dai primi anni del Settecento, diede vita ad un genere, la veduta di fantasia, vagamente ispirato ai modi di Claude Lorrain, raffigurando con precisione ed intento realistico, quasi ad alludere che l'immagine dipinta sia tratta dal vero, ville, chiese, castelli, conventi e spesso antichi templi. Alcune sue vedute ideate, poi, si ispirano, con ogni probabilità, a luoghi realmente esistenti ma ormai profondamente mutati e dunque non identificabili con esattezza.
Ricerche recentissime di Angela Mascherpa, che si ringrazia per la collaborazione, aggiungono alcuni importanti riferimenti per l'identificazione della Veduta. Il dipinto, infatti, sembra essere una libera interpretazione, con elementi reali e di fantasia, del lago Maggiore con a sinistra la Rocca di Angera, uno sperone di roccia che domina la sponda meridionale del lago. La rocca, in posizione strategica per il controllo dei traffici, fu proprietà della casa Visconti, originaria del Verbano, e nel 1449 fu acquistata dai Borromeo, cui ancor oggi appartiene.
Base d'asta: € 50.000,00
Stima: € 50.000,00 - 80.000,00
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